Per l’Associazione dell’indotto la città merita di essere risarcita e pretende risposte concrete dal Governo
“L’ex Ilva rappresenta senza dubbio la “Madre di tutte le Problematiche” inerenti l’economia della provincia e non solo; da essa dipendono gran parte dei traffici portuali, l’economia del commercio cittadino etc. É positivo che si cerchino alternative di economia slegata all’acciaio, ma bisogna essere sinceri con noi stessi: l’acciaio è nel dna di Taranto e non può essere sostituito da altro, almeno per i prossimi 10 anni. Le aziende dell’indotto assieme all’acciaieria rappresentano un cluster unico ed un nodo fondamentale per l’economia del territorio”.
Queste le considerazioni di AIGI, Associazione Indotto e General Industries, sue ultime vicende relative all’ex Ilva. “Siamo stanchi di aspettare una svolta che tarda ad arrivare, stanchi di numerosi start & stop su progetti che vengono sbandierati come risolutivi e ritirati dopo pochi mesi. Siamo imprenditori, abbiamo bisogno di un obiettivo chiaro, definito, preciso per orientare i nostri investimenti. Che sia Dri, idrogeno, o altro, serve un piano industriale definitivo, ora! La diatriba Stato-Privato non è di nostro interesse, a noi non interessa chi, a noi interessa come viene viene gestito lo stabilimento. – Sottolineano – Ed il come deve essere orientato allo sviluppo, alla sostenibilità ambientale ed all’aumento di produzione (anche con le tecnologie già esistenti) nei limiti consentiti dalla legge.
Aigi si rivolge sia al socio pubblico che al socio privato, perché entrambi sono responsabili della gestione e del futuro dello stabilimento. “Apprendiamo dalla stampa che il progetto Dri già finanziato con i soldi del PNRR è a rischio. Mentre paradossalmente, ci giunge notizia che la società Dri sarebbe nelle condizioni di iniziare i lavori già dal prossimo settembre coinvolgendo, tra gli altri, l’economia e la struttura imprenditoriale del territorio. Ma dove sono i bandi? Essendo imprenditori che devono guardare al futuro, pur tra mille difficoltà indipendenti dalle nostre responsabilità, abbiamo già sintonizzato le nostre scelte imprenditoriali ed i nostri investimenti su notizie che ci sono state date fin dal 2019 (Idrogeno, DRI etc.) quindi le nostre richieste di capire cosa avverrà sul territorio per quanto riguarda gli investimenti industriali sono assolutamente legittime e vitali per le nostre imprese ed i nostri collaboratori”. – Legge nella nota – Chiediamo, quindi, delucidazioni sui motivi tecnici per i quali si vogliono spostare i fondi (1 miliardo di € già nella disponibilità della società Dri) dal PNRR al Fondo di Coesione mettendo a rischio tempi e certezza di esecuzione. Vogliamo sapere perché non si riesce a produrre nei limiti dei 6 milioni di tonnellate concessi dalle attuali prescrizioni”.
L’associazione vuole avere risposte sul perché si stia percorrendo una spirale pericolosa che vede la manutenzione degli impianti pressoché azzerata con il conseguente pregiudizio per la sicurezza dei lavoratori.
“Vogliamo sapere perché questo Governo, sul quale erano state riposte molte speranze per una svolta nell’attenzione e nella programmazione di sviluppo di questo territorio, alla prova dei fatti è inconcludente e confusionario. Vogliamo sapere in generale come gli interventi sullo stabilimento siderurgico coinvolgeranno la comunità imprenditoriale locale, perché non bisogna dimenticare che questo stabilimento, nel bene e nel male si trova sul nostro territorio, non su quello di altri imprenditori non locali che legittimamente vengono ad operare qui a Taranto. – Afferma il Presidente Greco – Attenzione però, il fantasma di una nuova applicazione della legge Marzano aleggia ancora nelle nostre aziende e disturba il nostro sonno. In questa situazione di continue incertezze, la classe imprenditoriale vive con preoccupazione quanto già subito nel 2015 quando l’applicazione della legge Marzano ha sottratto alle imprese locali 150 milioni di € che tutt’ora rappresentano una zavorra per i nostri programmi di investimento”.
L’Associazione ha già ribadito che le aziende dell’indotto rappresentano un cluster assieme ai grandi gruppi industriali del territorio.
“Non siamo stati noi a definire questo stabilimento strategico per l’economia nazionale. Invitiamo i rappresentanti del Governo ad un confronto costruttivo e risolutivo sui temi che abbia come scopo la presa in carico di impegni precisi per la risoluzione dei problemi. La sabbia nella clessidra della pazienza è ormai esaurita! Vogliamo risposte. Certezze sulla ripresa della produzione. – Conclude il Presidente di Aigi – Taranto merita di essere risarcita. Non con progetti che restano solo sulla carta. Taranto, i tarantini, gli imprenditori tutti dicono basta. Il governo deve rispondere alle nostre domande. Ora. Meritiamo rispetto attraverso il diritto al lavoro sancito dall’ articolo 1 della Costituzione. Per questo non escludiamo clamorose iniziative di protesta che, partendo da Taranto, potrebbero arrivare sino a Roma.