domenica 22 Dicembre 24

Italia, il 2023 è il terzo anno più caldo dal 1800

L’analisi di Coldiretti non lascia spazio a dubbi: nell’ultimo decennio, in Italia, è in atto una tropicalizzazione del clima, con eventi estremi e temperature record che hanno provocato danni ingenti all’agricoltura

Nella diatriba tra chi denuncia gli effetti dell’inquinamento globale sul clima, che si sono manifestati in modo particolarmente evidente in questo 2023, e i cosiddetti “negazionisti” si inserisce Coldiretti.

Secondo l’analisi condotta dall’organizzazione e basata sui dati Isac Cnr per i primi sette mesi di quest’anno, il 2023 sale sul podio degli anni più caldi dal 1800 ad oggi, classificandosi al terzo posto.

Dallo studio è emerso che la temperatura del 2023 è superiore di 0,67 gradi rispetto alla media storica, considerando che le rilevazioni sono iniziate nel 1800.

All’interno della classifica degli anni più caldi degli ultimi due secoli sono presenti gli anni dello scorso decennio (nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020), confermando la tendenza sempre più evidente al surriscaldamento in Italia.

“Il caldo record in Italia nel 2023 – afferma Coldiretti – è stato accompagnato da una media di quasi 11 eventi estremi al giorno lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento che hanno provocato vittime e danni secondo i dati dell’European Severe Weather Database (Eswd)”.

Secondo l’analisi dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli è evidente la tendenza alla tropicalizzazione del clima del nostro Paese, con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo.

“Il 2023 – continua la Coldiretti – è stato infatti segnato prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio che ha fatto segnare una temperatura superiore di 1,96 gradi la media del mese ed ha inaridito i terreni favorendo l’innesco degli incendi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati”.

Insomma, un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi dello scorso anno, dei quali oltre 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna. 

“A causa dei cambiamenti climatici quest’anno si registra, infatti, un taglio del 10% della produzione di grano, del 14% di quella di uva da vino, fino al 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno e si registra un calo anche per il pomodoro. Ma in difficoltà – conclude Coldiretti – sono anche le altre produzioni ortofrutticole bruciate dal caldo torrido con ustioni che provocano perdite, dall’uva ai meloni, dalle angurie alle albicocche, dai pomodori alle melanzane”.

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