Che strano Paese l’Italia. Si vuole costruire il Ponte sullo stretto di Messina quando non si riescono a conservare – e manutenere – i ponti già esistenti. CosmoPolis vi racconta dei progetti di recupero del Ponte Girevole che marciscono nei cassetti polverosi di un paio di ministeri romani
Si vuole costruire il ponte sullo stretto di Messina quando non si riescono a manutenere e conservare i ponti già esistenti. Bizzarrie di un Paese ciarlano. Inconcludente e vacuo. Con indici d’incidenti stradali che aumentano in maniera esponenziale.
Taranto, con il suo Ponte Girevole, è un esempio di questa logica che stride con la logica. E di una mobilità viaria che ai progetti – e alla programmazione – preferisce l’improvvisazione e il chiacchiericcio da bar. Il ponte che lega la parte vecchia della città con quella nuova, il ponte che guarda dall’alto, maestoso, il canale navigabile e il Castello Aragonese, il ponte che salda la parte civile e quella militare della nostra storia statuale, il ponte mediterraneo che conduce per mano il passato nel futuro, il ponte che si apre e chiude al passaggio delle navi della Marina italiana, è malaticcio. Necessiterebbe di cure non più procrastinabili. Servirebbe rendere concrete le proposte di recupero della sua struttura invece che lasciare carte e permessi a marcire nei cassetti di qualche ministero romano.
Servirebbero tante cose per poter continuare ad attraversare il Ponte Girevole in un futuro non troppo lontano. Quando partiranno i lavori? L’estate prossima, come si era detto lo scorso anno? In cosa consisterà il restyling? Chi se ne dovrà occupare? Ponte e a capo. Nonostante la punteggiatura, e la grammatica, c’entrino poco in casi come questi.