Fa bene Adriano Sofri a prendere le distanze dalle stupidaggini andate in onda giovedì scorso ad “Otto e mezzo”. Gruber? Mieli? Lo stesso direttore del Fatto Quotidiano? Quando avvieremo un rinnovamento anche nella classe giornalistica di questo Paese? Basta con i gruppi chiusi, con le caste striscianti di un’informazione deformata
Abbonda il fare clanico nel giornalismo italiano, la logica dei gruppi chiusi. Delle caste striscianti. Si è presa la scena il cicaleccio dell’informazione deformata. La menzogna spacciata per verità indimostrabile. Dinanzi agli adulatori di professione, il pensiero critico si ritira con modalità progressive. E si ritrae nell’esercizio del pudore. Confesso di guardare ormai di rado la televisione. Leggo pochi giornali rispetto a quanto non facessi sino a qualche anno fa. La prima m’indispettisce; i secondi mi annoiano a morte. L’altra sera, per puro caso, mi è capitato di assistere alla puntata di “Otto e Mezzo”. Un caso eccezionale, non dipeso dalla mia volontà. Ero ospite a casa di amici. Tra gli invitati di una Gruber sempre più parziale – e dalle idee scontate come certi suoi abiti variopinti – figuravano, tra gli altri, il cardinale Zuppi, Paolo Mieli e Marco Travaglio.
Premesso che far parlare il direttore del ‘Fatto Quotidiano’ di politica internazionale, spacciarlo come un esperto di geopolitica alla stregua di un Lucio Caracciolo qualsiasi, è un azzardo per stomaci forti e digestioni improbabili. Ti espone alla banalità e al ridicolo, che della prima è parente stretta, in modo pressoché certo. Sulle amnesie di Travaglio, sulle sue sbavature storiche rispetto al conflitto russo-ucraino, riprese sabato scorso in un magistrale articolo a firma di Adriano Sofri sul Foglio, tornerò dopo. E’ interessante prima soffermarsi su altri aspetti. Sul fatto che il dibattito pubblico nel nostro Paese, per esempio, non contempli più alcun contraddittorio tranne rare eccezioni. Nessun distinguo. E lo spazio per coltivare il dissenso sembra essersi ritirato, estinto, annullato negli assolutismi ego riferiti. Più Travaglo raccontava sciocchezze del tipo “La cosa migliore sarebbe stata la resa dell’Ucraina a Putin” e più Gruber e gli altri suoi ospiti fingevano di non capire. Si guardavano bene dal confutarne le argomentazioni cosi grezzamente esposte. Glissavano per ordini impartiti e canovacci sperimentati. Mieli addirittura, confermando la tesi che non c’è età che tenga per chi volesse essere un leccaculo nella propria grama vita, ha pure plaudito al coraggio con il quale il direttore del Fatto esponeva le proprie stupidaggini. Roba da voltastomaco. Da scatoli interi di Maalox che plachino prorompenti reflussi gastro-esofagei.
“Lo spettatore che si fosse risvegliato giovedì sera da un lungo sonno avrebbe appreso che si è fatto di tutto per spingere Putin a invadere, e ha invaso. L’ha detto con la più serena naturalezza Travaglio, hanno asserito col più grazioso silenzio Mieli, Gruber, e il bravo cardinale, che almeno ha l’attenuante dell’extraterritorialità”. Sono d’accordo con Adriano Sofri. Meglio Lotta Continua del Fatto Quotidiano? Chi ha incentivato il terrorismo, non ha saputo prendere le distanze dallo stesso in modo netto e chiaro, raccoglie il mio disappunto. Per un riformista non può che essere così. Non mi piacciono però neanche i mascalzoni con i sorrisi ebeti stampati in viso, i produttori dell’equivoco, i dispensatori di verità mendaci. I radical chic che pontificano nei loro salotti sontuosi e sicuri. Ricevendo in cambio applausi poco onorevoli.