Niente proroga per la Taranto Port Workers Agency, 340 lavoratori di rimanere senza sostegno al reddito dal primo gennaio; per il segretario generale UILTRASPORTI Taranto, Carmelo Sasso, intervenuto ai nostri microfoni, l’unica soluzione è nella Legge Finanziaria: “E’ necessario consentire, almeno per un altro anno, la proroga dell’IMA ma anche della clausola sociale, che obbliga le nuove aziende ad assumere il personale attingendo dal bacino del nostro territorio”
FILT CGIL, FIT CISL e UILTRASPORTI proclamano lo stato di agitazione e il sit-in davanti alla Prefettura di Taranto dei lavoratori ex TCT, confluiti nella Taranto Port Workers Agency, per il prossimo 14 dicembre.
Alla base della protesta c’è il mancato inserimento, nel decreto Anticipi approvato dal Senato e contenente misure economiche e fiscali urgenti a favore degli enti territoriali e per la tutela del lavoro, dell’emendamento che chiede di estendere per altri due anni la copertura finanziaria dell’Agenzia del lavoro portuale, in particolare della Tpwa a Taranto.
A rischio, pertanto, le famiglie di 340 lavoratori che dal 31 dicembre 2023 non potrebbero più percepire l’Indennità di Mancato Avviamento.
Per capire le reali prospettive di questa delicata vicenda abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario generale UILTRASPORTI Taranto, Carmelo Sasso.
Quali soluzioni potrebbero evitare lo scoppio di una vera e propria bomba sociale?
La soluzione l’abbiamo già indicata ai parlamentari durante l’incontro di ottobre scorso ed anche nel corso della conferenza stampa realizzata presso l’Autorità di Sistema portuale del Mar Ionio, insieme al presidente Sergio Prete: si tratta di inserire un emendamento alla Legge finanziaria, attraverso uno sforzo del Governo Meloni per salvaguardare il futuro di 340 lavoratori e delle loro famiglie.
Comprendiamo gli spazi stretti di manovra così come il numero di richieste territoriali, ma il processo di ricollocazione dei lavoratori della TPWA può essere agevolmente concluso nei prossimi 24 mesi e lo abbiamo dimostrato con la documentazione fornita dal Commissario ZES.
Potremmo pensare, per facilitare lo stanziamento dei fondi necessari, di ridurre la proroga ad un solo anno.
Certo è che non è pensabile, proprio all’indomani dell’insediamento di quelle aziende che potrebbero ricollocare questi lavoratori, lasciare nella disperazione assoluta le loro famiglie e, soprattutto, far cadere la clausola di legge che obbligherebbe i nuovi investitori ad attingere dal bacino della TPWA per l’assunzione del personale necessario; in questo modo, infatti, le aziende sarebbero libere di portare addirittura manodopera da fuori, creando un danno non indifferente alla città.
Quali sono le sue previsioni in merito a questa vicenda?
Da mesi siamo al lavoro e in contatto con i nostri parlamentari: a mio avviso è necessario uno sforzo bipartisan per cercare di porre rimedio alla situazione quantomeno per i prossimi 12 mesi: di qui ad un anno, infatti, si potranno fare valutazioni differenti, in merito allo sviluppo dell’area portuale e dell’occupazione, e trarre le dovute conclusioni.
Cosa chiederete giovedì prossimo al Prefetto di Taranto?
Che il Governo si faccia carico di queste famiglie attraverso l’inserimento di un emendamento alla Finanziaria, consentendo di prorogare non solo l’IMA ma anche la validità della clausola sociale per almeno altri 12 mesi.
Crede che un anno sia un tempo sufficiente per ricollocare i lavoratori all’interno delle aziende che si affacciano in ambito portuale?
Noi avevamo chiesto 24 mesi proprio per far fronte alle istanze pervenute e per il tipo di insediamento. Nell’ambito del Tavolo di partenariato sociale dell’azienda con il Commissario ZES era emerso che, nei prossimi due anni, sarebbero stati disponibili 400 posti di lavoro, escluso l’investimento di Ferretti.
In base al piano industriale originario Yilport a quest’ora avrebbe dovuto già aver assunto oltre 250 dipendenti, riducendo i lavoratori della TPWA: invece, ne sono stati impiegati solo 120. Purtroppo l’emergenza Covid, l’instabilità presente a livello internazionale hanno allungato i tempi non solo della ricollocazione ma anche dello sviluppo dell’area portuale.
Ora, però, è imperativo trovare una soluzione immediata e consentire a questi dipendenti di trovare finalmente una ricollocazione lavorativa adeguata, procedendo di pari passo con lo sviluppo dell’area portuale di Taranto.