venerdì 18 Ottobre 24

Buio a Mezzogiorno

Lentamente muore un’intera area del Paese. Persi 500 mila posti di lavoro nell’ultimo decennio. La ‘Questione Meridionale’ è lo specchio su cui si riflette l’immagine deformata dell’Italia

Persi 500 mila posti di lavoro in un solo decennio (2012-2022) nel silenzio generale. Nell’ipocrisia più urticante. Nelle chiacchiere da bar e nei finti dibattiti veicolati da altrettanto finti salotti televisivi. Lentamente muore il Mezzogiorno. Al pari, nell’identica misura di quanto reciti il titolo di una struggente poesia della scrittrice brasiliana: Martha Medeiros. Si perde il lavoro, si perdono gli abitanti, si perde la speranza in un’area che conta, complessivamente, quasi 20 milioni di abitanti. Più di 1/3 dell’intera popolazione italiana. Nessun Paese dell’emisfero occidentale presenta una situazione simile. Nessuna nazione è così divisa – e distante – al proprio interno. Cosi lacerata e lacerante. Di decennio in decennio, di governo in governo, la ‘Questione Meridionale’ permane lì, immarcescibile, uguale a se stessa. Quasi fosse sospinta da un moto immobile, da strane forze che le si rivoltano contro aspettandola al varco.

La dipartita del Mezzogiorno, ormai inevitabile con questi indici da economia bellica, da intelligenze in fuga verso l’artificiale geograficamente lontano, significherà in un tempo non ben precisato il passaggio a miglior vita della stessa Italia. Un Paese si salva, o annega, tutto assieme. E non in singole porzioni, per quanto importanti e consapevoli di sé. Come dice il mio amico Antonio Gambino, professore di Economia all’Università di Roma, noi italiani siamo “geneticamente levantini e atavicamente morti di fame”. Confondiamo insomma il possibile con il probabile, sostituiamo al vero il verosimile, fissiamo lo sguardo sul dito dimenticandoci della luna.

Tutta la storia del filone meridionalistico, dall’unità d’Italia sino ai nostri giorni, rispecchia questo schema. Una grandezza supposta, un provincialismo culturale reale. Identitario prim’ancora che progettuale e produttivo. Questa idea rassegnata di un ritardo non possibile da colmare, azzerare. Di un solco da ricondurre a sintesi. Cassa speciale, fondi europei, Zes più o meno uniche, da ultimo il Pnrr: di acqua sotto i ponti ne è passata abbastanza, ma i ponti sono sempre gli stessi. Vecchi, pericolanti, immaginifici, immaterialmente sospesi sullo stretto di Messina. Lentamente muore/ chi non capovolge il tavolo/, chi e’ infelice sul lavoro/, chi non rischia la certezza per l’incertezza/per inseguire un sogno/, chi non si permette/ almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. La triste vicenda italiana da Roma in giù.

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