venerdì 18 Ottobre 24

I fischi d’Arabia

La scelta scellerata di disputare il torneo in Medio Oriente fa il paio con il vergognoso atteggiamento del pubblico di casa durante il minuto dedicato alla memoria di Rombo di Tuono

Un po’ come per i Mondiali di Qatar, la colpa di cotanto disagio è ascrivibile solo e soltanto a chi sta seduto nelle stanze dei bottoni, ma tutto sommato, ce lo meritiamo anche noi.
Ci meritiamo il desolante (ma forse, desertico, si addice di più allo scenario geografico, ndr) dato spettatori dell’Al-Awwal Park che contempla 9762 anime paganti (?) per Napoli – Fiorentina, ci meritiamo il cappello di Lotito che sta esattamente a metà tra Walker Texas Rangers e Al Bano, ci meritiamo il signor Antonio Rapuano da Rimini, quale (inadeguato) giudice del momento apicale di una manifestazione, che seppur spogliata e rivestita con un abito nuovo (conforme alla “cultura” del paese ospitante, si faccia attenzione), continua a non avere senso, almeno fino a che si deciderà di darla in pasto agli arabi, barattando secoli di storia, etica e morale “per qualche dollaro in più” (nobilissima cit.).

Ci meritiamo, al netto delle dichiarazioni di regime, di essere diventati consolidatamente noiosi, prevedibili, nel bel mezzo di una caduta controllata. Ci meritiamo finanche l’inadeguatezza di chi governa il pallone, di chi mente spudoratamente motivando, con fare quasi colonialistico, Le mille e una notte con la necessità “di illuminare quei luoghi, responsabilizzarli e contribuire all’alfabetizzazione civile”, senza mai fare riferimento al vile, ma necessario denaro. Ci meritiamo di essere silenziosamente umiliati dai nostri committenti, che ci indicano la via, ormai anche nel calcio, spiegandoci, senza avere un approccio particolarmente volto alla democrazia, come scopiazzare i cugini spagnoli, sia la strada migliore da seguire.

Ci meritiamo questo perché affinché il pallone rotoli ingoiamo tutto, accettiamo di scendere a patti, anzi sottostiamo al diktat di chi ci compra e mette in vetrina, per due misere lire. Inganniamo noi stessi, facendo finta di credere che vivere e respirare a Doha, sia come farlo Bologna, piuttosto che a Lecce, dimenticando, anzi fingendo di dimenticare di essere ormai diventati complici di chi condanna a morte chiunque, anche mezzo social, denunci la corruzione e le violazioni dei diritti umani, di chi imprigiona per cinque anni le donne che rivendicano la parità di genere, di chi usa la forca per sbarazzarsi di due pericolosissimi manifestanti antigovernativi di meno di diciott’anni.
Siamo sodali, probabilmente subalterni di chi nel solo 2023 ha deliberatamente eseguito 112 sentenze capitali. Touchè.

Tutto in linea con i nostri tempi, tutto terribilmente ipocrita ed uniformato. Potere dei media, dei social, degli interessi, di chi tace e ghigna davanti al solito connubio diabolico che lega sempre più indissolubilmente la moneta al pallone, di chi lo foraggia, di chi ne gode, di chi uccide gli ultimi scampoli d’amore appartenenti al gioco più bello del Mondo.
Nulla di sconvolgente, perché ai tempi nostri nulla ha più la forza di sconvolgere, tutto scrolla via con un pollice, tutto scorre nella direzione dettata da chi misura la propria ricchezza in followers e da quelli che benpensano (altra, nobilissima cit.).
Figli di ciò che vediamo, siamo quelli che inorridiscono davanti al “negro di merda”, urlato, nei confronti di Mike Maignan sabato sera ad Udine, da un rifiuto deambulante della società, ma anche gli stessi che non muovono un dito se il nostro circo per soldi, piazza le tende in uno stadio che cola sangue dalle pareti. Perché? Semplice. Si scrive ipocrisia, si legge Politcally correct e oggi, anche questo tira più di un carro di buoi.

L’ultima riflessione vola inevitabile verso il cielo. Mi auguro, caro Gigi, che al netto delle più fantasiose giustificazioni filologiche, i fischi dei simpatici uomini locali in tunica, non ti siano arrivati all’orecchio, che lassù non si siano sentiti. Diversamente, non prendertela con loro, ma con quelli che in Arabia ci hanno portato. La colpa è solo loro. Buon viaggio Rombo di Tuono!

Articoli Correlati

La soluzione in una cena?

di Giuseppe Di Cera Ieri sera il sindaco Melucci ha incontrato i possibili acquirenti del Taranto FC 1927 Ieri sera in un ristorante della Città Vecchia, il sindaco Rinaldo...