In assenza dei consiglieri che sostengono il sindaco Melucci, la seduta odierna del Consiglio comunale si è sciolta per mancanza di numero legale, impedendo la votazione della mozione
Si chiude dopo pochi minuti la riunione monotematica del Consiglio comunale tarantino che questo pomeriggio era stato chiamato a votare la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco, Rinaldo Melucci.
La mancanza di numero legale, per assenza dei consiglieri che sostengono il primo cittadino, infatti, ha determinato lo scioglimento anticipato della seduta, senza che la mozione potesse essere votata: in aula solo 16 presenti al primo appello, così come al secondo appello, ripetuto entro i successivi trenta minuti come da regolamento.
Assente anche lo stesso sindaco.
All’annuncio di Bitetti dello scioglimento della seduta i consiglieri di minoranza hanno esternato la propria amarezza gridando “Vergogna, vigliacchi!” all’indirizzo dei consiglieri assenti.
Poco prima dell’inizio il consigliere Giuseppe Fiusco, ai microfoni di CosmoPolis aveva lasciato intendere che la maggioranza avrebbe potuto optare per questa strategia: “Se la maggioranza non dovesse presentarsi – aveva dichiarato – sarà comunque un modo per far capire che c’è ed è compatta, evitando gli insulti e la veemenza verbale di alcuni consiglieri di minoranza”.
La mozione di sfiducia era stata firmata da tredici consiglieri: Massimo Battista (Una città per cambiare) e Luigi Abbate di Taranto senza Ilva, che l’avevano presentata e a cui si sono aggiunti Francesco Battista (Lega), Giampaolo Vietri e Tiziana Toscano (Fratelli d’Italia), Massimiliano Di Cuia (Forza Italia), Francesco Cosa, Walter Musillo e Cosimo Festinante (Svolta Liberale) , Antonio Lenti (Europa Verde), Vincenzo Di Gregorio e Lucio Lonoce (PD), Gianni Liviano (gruppo misto).
Il numero necessario per sfiduciare il primo cittadino e fare cadere l’attuale amministrazione, però è di 17 voti.
Davanti a Palazzo di Città si erano radunati anche alcuni esponenti locali del Pd, per sensibilizzare i consiglieri a votare la mozione e mandare a casa l’amministrazione attuale.
Ora il Consiglio comunale sarà chiamato a votare nuovamente la mozione entro massimo trenta giorni: se la convocazione, però, andrà oltre la data del 24 febbraio, l’eventuale caduta dell’amministrazione comunale non sarà seguita dalle elezioni ma da un commissariamento di almeno 18 mesi.