venerdì 18 Ottobre 24

L’importanza di chiamarsi Statte

Le colpe della sinistra di Palazzo, la sua inconsistenza culturale. Il terremoto giudiziario. La questione ambientale. Perchè l’ex borgata, dopo il capoluogo di provincia, è tra i comuni più interessanti dell’area tarantina

Molto più importante – e strategica – dei suoi circa 13 mila abitanti. Esclusa Taranto, per ovvie ragioni, e comuni come Martina Franca, Grottaglie, Massafra e Manduria, i centri più grandi e popolati dell’area jonica, le attenzioni ricadono subito su Statte. Una realtà diversa dalle altre. Per certi versi eccezionale. Una Taranto, insomma, in formato bonsai. Per due ragioni fondamentali: la questione ambientale, la sua posizione geografica. Dopo il capoluogo jonico, l’ex borgata è il centro più compromesso dal punto di vista social-ecologico. Crocevia d’inquinamenti e nefandezze varie spacciati per modernità produttive. Inserita nell’area ad elevato rischio ambientale, siede – o dovrebbe sedere – a tutti i tavoli ministeriali. L’altra ragione della sua importanza, ignorata dagli stessi stattesi, e da buona parte dei suoi amministratori che da vent’anni governano la cosa pubblica avendo piantato le tende all’interno delle istituzioni, è la posizione geografica confinante con la città capoluogo e con le aree retro-portuali inserite nella Zes (Zona economica speciale).

Considerazioni, queste, che a pochi giorni dalle elezioni per eleggere il nuovo sindaco, dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto la sinistra di Palazzo, acquisiscono una rilevanza destinata a perdurare per i prossimi anni. Fare l’amministratore a Statte non è come farlo in un qualsiasi altro comune del tarantino. E, finanche, della stessa Puglia. Qui gli oneri sono di grado suppletivo, straordinari; gli onori possono schiudersi in maniera inaspettata. La domanda di buona politica dovrebbe avere un eguale corrispettivo nell’offerta di buona politica. Non è stato così, evidentemente. Alla modestia culturale dei ceti dirigenti, è andata sommandosi una questione morale da notte della Repubblica. Un’idea gruppettara delle relazioni sociali. Il perdurare del Mito della Caverna che scambiava le ombre per figure reali. L’importanza di chiamarsi Ernesto? Pardon: l’importanza di chiamarsi Statte. Quello che poteva essere e non è stato.

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