venerdì 18 Ottobre 24

FRANCHI TIRATORI

Difficile che Abbate succeda a Bitetti come presidente del Consiglio comunale. Non tutta la maggioranza è convinta di procedere verso tale soluzione. Diversi, alla fine, sceglieranno di andarsene al mare quel giorno. Anche se il tempo non dovesse mostrarsi clemente

Dopo Bitetti acquisirà definizione l’incerto. Dopo la mozione di sfiducia ad avanzare sarà l’alea della confusione organizzata. Dopo il colpo di mano non resterà che la gestualità plateale, il precedente che trova pochi riscontri fuori da qui. Più facile, alla fine, detronizzare che proclamare. Più semplice (si fa per dire) rimuovere che promuovere, distruggere invece che costruire. Non è operazione semplice – e semplicistica – quella che, per andare in porto, necessita di una maggioranza semplice di voti. Cioè: la metà più uno degli aventi diritto. Nonostante le modiche apportate allo Statuto comunale. Nonostante le scale non affrontate per andare a firmare dal notaio lo scorso mese di febbraio.

Alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza non voteranno Abbate come prossimo presidente dell’Aula legislativa. Non seguiranno gli ordini di scuderia. Non traguarderanno il numero ossessivo che rimbalza, erroneamente, sulla ruota di Taranto: il 17. Se ne fregheranno, faranno insomma di testa propria. Decideranno di andarsene al mare quel giorno. E a poco servirà la possibilità che si proceda con il voto palese in luogo dello scrutinio segreto. Il diniego se ne frega della pubblicità, la distanza si consuma – e consuma – ponendosi dalla parte opposta rispetto al sotterfugio. Più facile che Bitetti non sia più il presidente dell’Assemblea che, l’Assemblea medesima, decida di sostituirlo con Abbate. Edoardo Bennato lo aveva preconizzato diversi anni fa: “Non potrò mai diventare/Direttore generale/Delle poste o delle ferrovie/Non potrò mai far carriera/Nel giornale della sera/”. Sono solo canzonette. Purtroppo. O per fortuna.

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