In pochi vogliono votare la mozione di sfiducia al presidente dell’Assemblea cittadina. I consiglieri comunali accarezzano l’idea di disertare l’Aula giovedi prossimo. Far venir meno il numero legale. Meglio andarsene al mare, che pagare di tasca propria, un eventuale ricorso al Tar con giudizio favorevole a Bitetti
Non suscita emozioni la mozione (di sfiducia). Convince poco i consiglieri di maggioranza la procedura con la quale defenestrare l’attuale presidente dell’Assemblea tarantina. Complice anche il ricorso al Tar, presentato dallo stesso Bitetti, in molti vanno maturando l’idea di disertare l’aula giovedì prossimo. Di andarsene al mare, considerate le belle giornate di questo caldo autunno. Di far venire meno, insomma, il numero legale: rifugio ultimo, benedetto o maledetto a seconda dei casi, nel quale trovare riparo a dispetto di una democrazia ammalata. Ferita nei suoi aspetti procedurali, colpita a morte per quel che concerne la prassi contenutistica.
Risibili le motivazioni addotte nella mozione di sfiducia. Scarne. Poco convincenti perché si possa cambiare in corso d’opera una figura terza, di garanzia, come quella del presidente di un’assemblea cittadina. Al momento solo il sindaco, il consigliere Abbate per ovvie ragioni, e qualche pasdaran, i guardiani della falsa rivoluzione in atto a Palazzo di Città, sono certi di presentarsi in Aula giovedì prossimo. Tutti gli altri, no. In caso di giudizio favorevole, Bitetti potrebbe chiedere il risarcimento dei danni subiti. E i consiglieri comunali rispondere con il patrimonio personale. Meglio, molto meglio, andarsene al mare. L’ennesimo disastro politico di Melucci.