di Vittorio Galigani
Il tecnico rossoblu, nelle ultime ore, avrebbe espresso la volontà di rimettere il mandato. Sarebbe una decisione più che comprensibile
Li avevamo avvertiti per tempo Melucci e Azzaro. A metà ottobre. Prima ancora della “famigerata” conferenza stampa a Palazzo di Città. Sono stato quasi deriso. Di certo snobbato. Quella presentazione “pomposa” era per prendersi dei meriti. Inutile ora il tentativo di defilarsi. Inutile qualsiasi diffida. Era stato scovato il salvatore della patria calcistica. Scalzato Giove stavano arrivando i miliardari per portare il Taranto in serie A.
Quella conferenza stampa ha “segnato” l’inizio della fine. Mark Campbell ha cavalcato l’onda della popolarità che, artatamente, gli si è creata attorno. Le cene “intriganti”, le bicchierate di birra, i pranzi “popolari”. Le passeggiate per il centro storico. Le “pettolate” in Municipio. La visita ed i relativi “selfie” dinanzi alle luminarie. Gianni Azzaro era sempre presente.
Una “tiritera” iniziata a metà ottobre. In concomitanza dei primi ritardi. Gli impedimenti che hanno portato alla penalizzazione dei sei punti. Un bonifico “farlocco” smarrito nell’etere. Il secondo (da chi?) più appropriato, ma giunto fuori tempo massimo. Notevole. Campbell che va a “scusarsi” nello spogliatoio. Che promette alla squadra il pagamento degli stipendi mese per mese. Puntuale. I ragazzi lo stanno ancora aspettando!
La “querelle” comica dei movimenti bancari. La ricerca di una assurda giustificazione per il mancato deposito di una fidejussione. Il “tour” europeo degli istituti di credito tra Germania e Spagna alla ricerca di una credibilità “sconosciuta”. I comunicati stampa. La promessa che la scadenza del 16 dicembre scorso sarebbe stata rispettata. E poi il silenzio. Telefoni muti.
E poi le figuracce della Primavera alla quale è stata impedita la trasferta di Gubbio. La prima squadra inviata con la “tradotta” in quel di Biella. Un gruppo, sfiduciato, che dopo le impennate con Avellino e Cerignola si è pian piano sgretolato. Sino alla figuraccia di Monopoli. Una squadra che non cerca giustificazioni. Quelli sono i valori. Lo si sapeva da tempo. E comunque un gruppo che, senza i punti di penalizzazione, sarebbe nel gruppo “play out” in grado di giocarsi la salvezza.
Un elenco di fatti che ha portato all’esasperazione i tifosi. Sfociato domenica sera nella dura contestazione al rientro della squadra allo stadio. Proseguita nella giornata di lunedì nei confronti di Cazzarò. Il meno colpevole di tutti. Un gesto, assurdo, che avrebbe minato la sua tranquillità familiare. Dimenticando che senza la disponibilità del tecnico tarantino i rossoblu non sarebbero potuti scendere in campo. Cazzarò, nelle ultime ore, avrebbe espresso la volontà di rimettere il mandato. Sarebbe una decisione più che comprensibile.
“Se non si ‘squascia’ (squarcia) non si aggiusta” recita, in dialetto, un vecchio detto tarantino. Nel caso specifico, quella di contestarlo, è stata la decisione peggiore. Non occorre tanta dietrologia. Michele Cazzarò si è messo al servizio della causa. Da uomo vero. E’ una bella e brava persona. Non meritava questo trattamento.