mercoledì 5 Febbraio 25

L’ambidestro

Non ha voti, amministra male, ha istituzionalizzato il trasformismo nel Palazzo, conta su assessori per larghi tratti inguardabili (e inascoltabili). Chi si carica politicamente Melucci per le prossime elezioni Regionali compie l’affare del secolo. Si, ma al contrario

E’ ambidestra la politica del “tecnico” Melucci. Del broker portuale che, la sottigliezza ideologica di Michele Pelillo, l’acume semantico di Walter Musillo, la perdurante assenza di una cultura riformista nel campo progressista, promossero a candidato sindaco di Taranto. Emblema di un centrosinistra tronfio e sgonfio. Figura di passaggio nell’epoca delle quarte e quinte fila invitate ad occupare, pensa un pò, il proscenio. Il sindaco di Taranto ha elevato il trasformismo, in questi ultimi sei anni, a prassi consolidata d’istituzioni smorte. Di ragionamenti vacui e vendette consumate con fare giornaliero. Allungato la scia della disaffezione elettorale. Ha amministrato – e continua ad amministrare – male. Non ha voti. Ha una squadra di governo per larghi tratti inguardabile (e inascoltabile). Assessori a disagio con i congiuntivi, balbettanti con l’indicativo, negati con la lingua inglese, reattivi soltanto nel presenziare su palchi dai quali dovrebbero tenersi a debita distanza. E’, insomma, una frana pronto a franare sotto i piedi di chiunque.

Chi si carica politicamente Melucci, stia attento presidente Emiliano, compra un biglietto di sola andata per una gita al mare sopra il Titanic. Compie l’affare del secolo declinato nel suo esatto contrario. “E’ inaffidabile”, lo bolla De Santis: il segretario regionale dei Dem. A destra gli hanno fatto credere per un po’ che lo avrebbero accolto nella propria casa, risparmiandogli comunicati stampa di critica – e distinguo – con la scusa dell’anno sabbatico, aperto le porte di qualche ministero romano. Nonostante il matrimonio non si sia mai consumato, marito e moglie hanno vissuto felici e contenti. A sinistra gli vogliono bene come i comunisti volevano bene al Psi craxiano. Al centro gli resta Renzi che, nel frattempo ha litigato con Stellato, e conta su percentuali di voto da prefisso telefonico. Più morta, o comunque moribonda, che Italia Viva alla fine (così come in principio). Dove si va a pararare con uno cosi? Da nessuna parte.

Con Melucci le consultazioni elettorali si perdono, non si vincono. Anche le Regionali. Neanche Decaro, mister 500 mila preferenze, riuscirebbe nel miracolo. Badassero bene a quel che fanno – e pensano – a Bari. La realtà è assai diversa da come ambasciatori che non portano pena, ma tanta interessata confusione, vorrebbero lasciar credere. Si corre dietro soltanto a ciò che fugge. Dagli altri, da se stesso. L’esemplificazione del “caso” Taranto.

Articoli Correlati