mercoledì 5 Febbraio 25

Taranto, bonifiche ferme e fondi bloccati: la denuncia delle associazioni

Solo lo 0,1% del Sin è stato bonificato. Sei associazioni denunciano la situazione in un flash mob di protesta: chiesti interventi urgenti per salvaguardare la salute pubblica

A Taranto è emergenza ambientale permanente. Le bonifiche del Sito di interesse nazionale (SIN) procedono a ritmo quasi impercettibile, con appena lo 0,1% della superficie bonificata su 4383 ettari di territorio. Il Mar Piccolo, simbolo del degrado ambientale, attende interventi di risanamento dal 2005. Intanto, i cittadini continuano a pagare il prezzo dell’inquinamento dell’ex Ilva in termini di salute.

Flash mob di protesta a Taranto – Ecogiustizia in nome del popolo inquinato

È questo il quadro allarmante denunciato da sei associazioni nazionali – Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera – che questa mattina hanno organizzato un flash mob di protesta, nell’ambito della campagna “Ecogiustizia: in nome del popolo inquinato”.

“Per creare buona occupazione uscendo dalla monocultura dell’industria pesante, Taranto ha bisogno di un progetto ambizioso di sviluppo territoriale”, affermano le associazioni, che nel pomeriggio presenteranno al quartiere Tamburi un patto di comunità alla presenza del Commissario straordinario Vito Felice Uricchio.

La situazione è critica sotto ogni aspetto: il Sin, che si estende per oltre 11.000 ettari tra aree terrestri e marine, è gravemente contaminato da metalli pesanti, IPA, diossine e PCB. Il rapporto Sentieri conferma nella popolazione eccessi di tumori polmonari e malattie respiratorie. Nonostante questo, i fondi Cis destinati alle bonifiche restano bloccati e il Commissario nominato dieci mesi fa non dispone ancora di una struttura operativa.

Le associazioni chiedono cinque interventi prioritari: bonifica immediata del Mar Piccolo, completamento degli interventi nelle aree ex Ilva, accelerazione delle indagini ambientali, sblocco dei fondi stanziati e potenziamento della struttura commissariale. La campagna proseguirà toccando altre zone critiche del Paese, da Marghera a Brescia, per chiedere bonifiche tempestive e l’applicazione del principio “chi inquina paga”.

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