domenica 9 Marzo 25

Il grande rifiuto della società civile

A Taranto, dopo i disastri ‘regalatici’ dal broker portuale, va delineandosi un fatto strano. Mai accaduto da Tangentopoli in poi da altre parti. I non professionisti della politica si chiamano fuori dalla politica. Leggere “Homo videns”, un saggio di qualche anno fa di Giovanni Sartori, per capire cose è in atto nella città che anticipa il futuro relegandolo nel passato

La politica chiama, la società civile (pessima espressione!) non risponde. Se la tira. Si allontana. Tiene a differenziarsi. A non mischiarsi. A Taranto, per la prima volta dopo la dipartita della Prima Repubblica, e le inchieste giudiziarie che nei primi anni ’90 del secolo scorso spazzarono via un pezzo rilevante di notabilato politico, si materializza il grande rifiuto di quanti non hanno mai militato in un partito a voler ricoprire ruoli pubblici. Non era mai accaduto in questi ultimi trent’anni, in nessun luogo d’Italia. Qualsiasi fosse la competizione elettorale e le istituzioni da poter – e voler –  traguardare.

Ancora una volta Taranto, complice i disastri compiuti da Melucci e dal suo cerchio – e cerchietto – magico, diventa antesignana di un nuovo sentimento collettivo che va progressivamente diffondendosi nel resto del Paese. Da queste parti, insomma, si consuma prima quanto avverrà dopo in altri luoghi. E’già accaduto in passato. Con Giancarlo Cito, telepredicatore con ambizioni politiche. Homo videns, espressione che Giovanni Sartori utilizzò per titolare un interessante e didascalico saggio, in anticipo rispetto a quanto poi si produsse con Silvio Berlusconi e il suo elefantiaco impero editoriale. Sempre a Taranto, i drammi prodotti dalla pandemia, l’irrisolto – e falso – dilemma tra le ragioni della salute e quelle della produzione, ebbero modo di manifestarsi (e sussistono tuttora) in macroscopico anticipo rispetto al resto del pianeta.

Se solo la città sapesse mettere a sistema questa sua peculiarità di significati, una certa propensione a rendere passato e presente progressivo ciò che per altri non è ancora successo, è mero futuro, avvenire dall’incerto procedere, non solo saremmo gli unici spartani al mondo, depositari di una civiltà millenaria, ma costruttori con certificazione di qualità di domani in divenire.

Tornando alla locale società civile, il suo voltarsi dall’altra parte rispetto alla richieste che in questi giorni le stanno piovendo addosso dalla politica, anche con fare pressante, si spiega con la disistima che la prima nutre nei confronti della seconda. Una sorta di malcelato disprezzo. Dei partiti e dei suoi rappresentanti. Di chi sedeva e vorrebbe tornare a sedersi nelle istituzioni. Grazie all’ausilio di volti puliti, biografie più interessanti, titoli di studio che normalmente latitano tra i rappresentanti di Consigli e Giunte comunali. “E’ cosi egocentrico che se va a un matrimonio vorrebbe essere la sposa e a un funerale il morto”. Non è il caso della società civile tarantina, caro Leo Longanesi. Non più. Dopo i disastri regalatici dal broker portuale.

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