di Vittorio Galigani
Per 294 mila euro ebbe inizio l’era della Taranto Sport srl, contraddistinta dal un bellissimo logo che richiamava il ponte girevole. Gigi Blasi era il nuovo presidente del Taranto. Di li a pochi giorni, il 30 dicembre 2004, la Federcalcio riconsegnò alla città il titolo sportivo ed il nuovo numero di matricola
Per poter iscrivere il Taranto al campionato di C2 nella stagione sportiva 2004/5 Ermanno Pieroni fu costretto a ricapitalizzare per un milione e duecentomila euro. Un sacrificio economico, notevole, che non servì a nulla perché Ermanno, travolto dalle sue disavventure giudiziarie, non poté dedicarsi nel modo migliore alla gestione della Società.
La squadra iniziò il campionato con un nugolo di “ragazzini”. Otto sconfitte consecutive nelle prime otto partite di campionato. Zero punti e Taranto ultimo in classifica.
Il 26 ottobre 2004 venne dichiarato il fallimento. Fu nominato curatore l’avvocato Pietro Monopoli, ebbe così inizio l’esercizio provvisorio. L’asta per l’aggiudicazione della Società, venne fissata, dal Giudice delegato ai fallimenti, per il 15 dicembre. Non si presentò nessuno, il calcio, in riva allo Ionio, rischiava di scomparire. Luca Vinciguerra, era il commercialista che seguiva le aziende di Luigi Blasi, un imprenditore di Manduria (di quelli che si sono fatti da soli) che con la sua azienda produceva macchine per l’agricoltura. Luca Vinciguerra, dicevamo. Scaduti i termini, infruttuosamente, presentò al magistrato addetto una proposta, al ribasso, del suo cliente. Per regolarità tutto venne rinviato alle ore 12 del giorno successivo. Ove, nel frattempo, qualche investitore tarantino avesse inteso offrire una cifra maggiore.
Il 16 dicembre alle dodici in punto, accertato che nessun altro si era presentato, Luca Vinciguerra entrò nella stanza del giudice delegato, al quarto piano del Palazzo di Giustizia, depositando l’offerta del suo cliente. Per 294 mila euro ebbe inizio l’era della Taranto Sport srl, contraddistinta dal un bellissimo logo che richiamava il ponte girevole. Gigi Blasi era il nuovo presidente del Taranto. Di li a pochi giorni, il 30 dicembre 2004, la Federcalcio riconsegnò alla città il titolo sportivo ed il nuovo numero di matricola.
Prendemmo in mano la situazione con la squadra che, dopo 15 gare aveva soltanto 8 punti. Ultima in classifica con un distacco dalla zone salvezza che appariva incolmabile. Nella sessione invernale di calciomercato rivoltammo la rosa come un calzino. Rinnovammo anche lo staff tecnico. Blasi aveva fiducia in Antonio Toma che aveva avuto come “mister”, tra i dilettanti, a Manduria. Non aveva però l’idoneità per allenare tra i professionisti, fummo obbligati ad affiancargli Piero Nemo. Nonostante l’arrivo di calciatori di categoria (Sergi, La Cava, Pupita, Silvestri ed altri), la conferma del talentuoso Mignogna e del roccioso Maddè “zoppicavamo” con i risultati. Convinsi Blasi, con grande fatica, ad assumere Florimbj in sostituzione di Toma. Caratterialmente non riuscirono mai a legare, fu un rapporto complicato, ma la squadra crescendo di rendimento, partita dopo partita, chiuse il campionato a 27 punti.
Nell’ultima gara della stagione regolare battemmo la Pro Vasto con un sonoro 4 a 2. Sul filo di lana conquistammo il diritto di giocarci la permanenza tra i professionisti ai playout contro Ragusa. Un avversario ostico, avevano chiuso il girone con sette punti di vantaggio su di noi, che schierava al centro dell’attacco un ancor giovane e promettente Gianvito Plasmati (dopo due stagioni lo chiamammo per rinforzare il Taranto in C1).
Nel lasso di tempo che ci avvicinava agli spareggi subimmo un contraccolpo inaspettato. Tre titolari, importanti nella nostra scacchiera, vennero squalificati. Era successo che William Uzzi, il nostro storico, appassionato medico, per accelerare le operazioni fisiologiche a un controllo medico nel dopo partita di Rende, aveva fatto assumere a Sergi, il centravanti titolare, a Silvestri centrocampista di quantità ed al portiere tarantino Nicola Signorile, delle pillole di “Furosemide” altrimenti detto “Lasix”. William, nella fretta, si era dimenticato che quel diuretico era una sostanza dopante.
Il 29 maggio 2004 giocammo allo Iacovone, senza Sergi e Silvestri, la gara di andata. Vincemmo per 2 a1. Una doppietta di La Cava ci portò in vantaggio di due gol e Plasmati, solo sul finire della gara, accorciò le distanze per gli avversari. L’avversario apparve più abbordabile di quanto si potesse temere. Diventammo fiduciosi.
La squalifica di Signorile arrivò alla viglia della gara di ritorno a Ragusa, mettendo improvvisamente in apprensione Società e squadra, che il suo sostituto, Negro, era il classico secondo per il calcio di quella generazione. Un ragazzone prestante e simpatico, ma con scarsa esperienza in categoria ed ancor meno qualità tecnica. Il timore di qualche svarione difensivo impauriva un po’ tutti.
Giocammo a Ragusa il 5 giugno 2005. Al seguito della squadra, come sempre, un consistente numero di tifosi. Blasi decise di andare il panchina. Sentiva la partita più di tutti. Per scaramanzia indossava una camicia a righe verticali con predominanti i colori rossoblu (indossò la stessa camicia, conservata gelosamente, anche un anno dopo quando sconfiggendo il Rende salimmo in C1).
Giovanni Malagnino, un giovane (anche lui di Manduria) cresciuto nel settore giovanile, rese tutto più semplice. Schierato sulla destra inaspettatamente, in 36 minuti sbaragliò il campo e mise a segno la doppietta che risultò determinante per la permanenza in C2. Negro difese la nostra porta con sicurezza. Anche in questa occasione, soltanto nel finale, il solito Plasmati accorciò le distanze con un gol ininfluente. Festeggiammo, dopo pochi giorni, in uno Iacovone stracolmo. Organizzando, per beneficienza, un evento con attori, cantanti e vecchie glorie rossoblu. Fu festa vera con Gigi Blasi protagonista nella veste di goleador.
Proprio per le carenze caratteriali decidemmo di non riconfermare Florimbj. Blasi, da imprenditore visionario e vincente, ci riunì immediatamente attorno ad un tavolo per il suo programma. Desiderava salire immediatamente in C1. Fu chiamato Luca Evangelisti in qualità di direttore sportivo. Fu allestita una rosa di prim’ordine. Convinse Andrea De Florio, Alessandro Ambrosi e Fabio Di Domenico, il meglio in avanti per la categoria. Si inventò Manuel Mancini, Lele Catania e Fabio Prosperi. Ghigo Gori si guadagnò i galloni sul campo. Rinforzò la difesa con Maurizio Caccavale. Riportò a Taranto, tra gli altri, Vincenzino De Liguori e Ivano Pastore. Gli autori dei gol promozione che ci fecero (ri)approdare in C1, l’anno successivo, battendo Rende. Ma quella è un’altra storia. Ci sarà modo di riparlarne.