giovedì 24 Aprile 25

Leporano, respinta la perizia psichiatrica per l’uomo che uccise la madre e le strappò il cuore

La Corte d’Assise di Taranto ha ritenuto insufficiente il disturbo dell’umore per giustificare un’analisi sulla capacità di intendere e volere di Salvatore Dettori, ex sottufficiale della Marina accusato del brutale omicidio della madre 73enne

La Corte d’Assise di Taranto ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica per Salvatore Dettori, l’ex sottufficiale della Marina Militare di 46 anni che il 14 novembre scorso confessò di aver ucciso la madre Silvana La Rocca, insegnante in pensione di 73 anni, nella villetta di famiglia a Marina di Leporano.

Secondo il collegio giudicante, presieduto dalla giudice Fulvia Misserini, la documentazione presentata dagli avvocati della difesa, Francesco D’Errico ed Emanuele Catapano, che attestava un disturbo dell’umore, non rientra tra le patologie psichiatriche capaci di influire sulla capacità di intendere e volere dell’imputato. La richiesta è stata inoltre considerata tardiva.

L’omicidio, caratterizzato da una ferocia inaudita, ha sconvolto l’opinione pubblica: Dettori avrebbe colpito la madre con diverse coltellate alla gola e all’addome, per poi strapparle il cuore dal petto. Durante gli interrogatori, l’uomo ha fornito dichiarazioni contrastanti e spesso inverosimili, sostenendo di essere stato spinto al gesto dall’ossessione che la madre, “influenzata da altre persone”, volesse trasformarlo in un “vampiro” costringendolo a mangiare “carne umana”.

Le indagini hanno però rivelato un possibile movente più concreto. Tra madre e figlio esistevano rapporti conflittuali, principalmente legati alla precaria situazione economica dell’uomo e al suo desiderio di rientrare nella villetta materna, da cui era stato allontanato. La vittima si era opposta fermamente a questa richiesta, pur offrendosi di saldare i debiti del figlio.

Dopo l’omicidio, Dettori tentò di simulare un’esplosione manomettendo il tubo del gas prima di darsi alla fuga. Fu arrestato poche ore dopo. Durante l’udienza, i familiari della vittima – tre sorelle, un fratello e il figlio minore – si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Nicola Petrini e Rosaria Bova, chiedendo un risarcimento danni complessivo di un milione e mezzo di euro.

Il processo proseguirà senza alcuna valutazione psichiatrica, con l’imputato che dovrà rispondere di omicidio aggravato in piena capacità di intendere e volere.

Articoli Correlati

Taranto, Tacente rassegna le dimissioni immediate da Presidente del CTP

“Le mie dimissioni non arrecheranno alcun pregiudizio ai lavoratori, che percepiranno regolarmente gli stipendi senza ritardi eventualmente causati da tale decisione, né comprometteranno l'attività...