La Procura ha formulato la richiesta di condanna per il reato di disastro ambientale. Attiva Lizzano deposita memoria tecnica sulle responsabilità dell’inquinamento. Prossima udienza il 6 maggio
Si è tenuta ieri, 8 aprile, nell’aula E del Tribunale di Taranto l’udienza del processo per disastro ambientale a carico degli ex gestori della discarica Vergine. Il pm Filomena Di Tursi ha chiesto una condanna di 2 anni di reclusione per tutti e tre gli imputati, mentre ha invocato la prescrizione per i reati minori.
Durante l’udienza, svoltasi in assenza di Giuseppe Vergine e del suo legale, l’avvocato Francesco Nevoli, difensore di Attiva Lizzano, ha presentato una memoria tecnica conclusiva, firmata congiuntamente con l’avvocato Giovanni Gentile, presidente dell’associazione. Il documento evidenzia le criticità nelle relazioni dei consulenti tecnici e dimostra come l’inquinamento dell’area sia attribuibile esclusivamente alla discarica, escludendo impatti da attività agricole e zootecniche.
Le conclusioni del pm e dell’avvocato Nevoli sono state sostanzialmente condivise dagli altri legali di parte civile. Il processo, che si avvia alla conclusione, vede paradossalmente in parallelo un procedimento amministrativo per la riapertura della stessa discarica.
Il giudice ha rinviato alla prossima udienza del 6 maggio l’arringa dei difensori degli imputati e della Regione Puglia. La bonifica del sito, qualora venisse ordinata, richiederebbe anni di lavori per rimediare ai danni ambientali causati dalla prolungata incuria, che continua a impattare sulla vita dei residenti della zona.