Si tratta di Silvana La Rocca, ex insegnante in pensione di 70 anni. L’uomo si è dato alla fuga dopo aver ucciso la madre
Il cadavere di una donna di 73 anni è stato rinvenuto sulla litoranea ionico-salentina, nel territorio di Leporano, in provincia di Taranto. Si tratta di Silvana La Rocca – ex insegnante in pensione e vedova di un ex operaio specializzato dell’Ilva – trovata riversa in una pozza di sangue all’interno di un’auto parcheggiata nel giardino della sua villa, in zona Saturo.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il pm di turno Salvatore Colella e il medico legale, il quale ha confermato che la vittima è morta a seguito di una coltellata all’addome. Presenti anche i vigili del fuoco, allertati a seguito di una presunta esplosione causata da una fuga di gas nell’abitazione della donna, con un tubo apparentemente staccato. Il figlio della donna, Salvatore D’Ettore, ha confessato agli inquirenti di aver ucciso la madre e di essersi dato alla fuga.
A far scattare l’allarme il nipote della donna che, contattato dal cugino, residente all’estero, che gli aveva manifestato preoccupazione perché la madre non rispondeva alle sue chiamate telefoniche, dopo essersi recato presso l’abitazione della zia per accertarsi delle sue condizioni di salute, l’aveva rinvenuta, esanime, nei pressi della sua autovettura, notando attorno al suo corpo una vistosa chiazza di sangue.
Dalle dichiarazioni rese, nell’immediatezza dei fatti, dall’altro figlio della vittima, accorso sul posto a seguito della chiamata del cugino, da quest’ultimo e da una vicina di casa, emergeva l’esistenza di rapporti conflittuali tra la donna ed il figlio lì presente, determinati dalla precaria situazione economica dello stesso.
Sentito dal Pubblico Ministero, al fine di meglio circostanziare i fatti, l’uomo, dopo le iniziali reticenze, rendeva ampie ed articolate dichiarazioni autoaccusatorie; nello specifico, riferiva di avere ucciso la madre nel corso della mattinata utilizzando due coltelli che aveva portato con sé; quindi, dopo aver cercato di liberarsi delle armi e degli indumenti indossati durante l’esecuzione del delitto, ha affermato di aver sparso candeggina all’interno della casa e staccato il tubo del gas nella prospettiva di ”far saltare la casa”; quanto al movente forniva dichiarazioni contrastanti e, per certi versi, inverosimili, precisando di aver “strappato il cuore della mamma”.
Tali dichiarazioni venivano confermate anche nel corso del successivo interrogatorio cui lo stesso, alla presenza del difensore di fiducia, veniva sottoposto in qualità di indiziato di reato; nel corso della confessione forniva altri agghiaccianti dettagli, affermando di aver commesso il fatto nella giornata precedente, di aver dapprima colpito la madre dietro la nuca e, successivamente, non essendo riuscito ad ucciderla subito, di averle inferto diverse coltellate alla gola, all’addome ed, infine, allo sterno per prelevarle il cuore, restando vicino a lei fino al momento del suo ultimo respiro.