venerdì 18 Ottobre 24

Estorsione, usura, armi: sette misure cautelari eseguite a Taranto

Operazione della Polizia di Stato portata a termine nelle prime ore di questa mattina: ad uno degli indagati è stato contestato anche il metodo mafioso

Sono sei le persone finite in carcere mentre per una settima è stato applicato l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria: è il bilancio dell’operazione conclusa dalla Polizia di Stato alle prime ore di questa mattina, a seguito di complesse indagini iniziate nei primi mesi del 2022.

Tra i reati contestati ai sette uomini l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, l’usura, la detenzione armi e incendio doloso.

All’indomani dei due incendi dolosi appiccati il 31 gennaio e il 2 febbraio 2022, all’interno del parcheggio della concessionaria VENTRIGLIA Group e nelle adiacenze dell’abitazione del titolare, che avevano distrutto 4 autovetture di alta gamma, danneggiando altri veicoli e le facciate di immobili della zona, gli investigatori della Squadra Mobile hanno individuato due uomini, gravati da numerosi precedenti di polizia, come possibili autori materiali dei fatti.

L’analisi delle registrazioni dei sistemi di video sorveglianza pubblici e privati presenti nei pressi della concessionaria e dei domicili dei due uomini hanno convalidato l’ipotesi degli investigatori.

Ulteriore riscontro è giunto dalle intercettazioni telefoniche dei due sospetti, permettendo di ipotizzare che i due autori materiali fossero stati ingaggiati da una terza persona che, a sua volta, aveva agito su mandato di uno dei titolari di una rivendita di auto “concorrente” della concessionaria in questione, che avrebbe nutrito astio e risentimento nei confronti del suo amministratore unico.

Da ulteriori indagini è emerso che il titolare della concessionaria, ritenuto vicino ad ambienti della criminalità tarantina, avesse costretto il titolare di una rivendita di motocicli a rinunciare a prendere in affitto un locale commerciale attiguo alla sua attività, in quanto oggetto di interesse di un soggetto affiliato ad un noto clan mafioso attivo a Taranto; è stato, inoltre, accertato, che il titolare aveva a disposizione almeno due pistole, una delle quali sarebbe stata affidata ad un suo “dipendente”, fratello dell’uomo ingaggiato per gli incendi alla concessionaria e “assunto” per fargli da guardaspalle e buttafuori.

Nel corso dell’attività investigativa è emerso anche che i due fratelli gestivano una fiorente attività di usura: sono stati, infatti, ricostruiti gli “accordi” assunti con un debitore che, a fronte di un prestito di 7mila euro, si impegnava a versare, entro 15 mesi, la somma di 10mila euro. Accertate anche, a corredo dell’accordo, numerose minacce volte a garantire la puntualità nei pagamenti.

La Squadra Mobile, oltre all’esecuzione delle sette ordinanze di misura cautelare emesse dal G.I.P. su richiesta della locale Procura, hanno sottoposto a sequestro preventivo urgente il locale oggetto della presunta estorsione, aggravata dal metodo mafioso che, nel frattempo, era stato acquisito in locazione proprio da una società riconducibile al soggetto affiliato al noto clan già citato.

Resta ferma la presunzione di innocenza sino alla conclusione del giudizio con sentenza irrevocabile.

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