Dal pellegrinaggio dei Perdoni del Carmine alla processione dell’Addolorata di San Domenico: l’abbraccio dei tarantini alle tradizioni ultracentenarie della città, un affetto immutato nel tempo
Il portone della chiesa del Carmine che si apre, il passo lento delle “poste di Perdoni” che a piedi nudi sull’asfalto, il volto coperto dal tradizionale cappuccio, danno inizio al loro pellegrinaggio tra le chiese del Borgo e di Taranto vecchia.
Cominciano così, nel prime ore del pomeriggio del giovedì santo, i riti della Settimana Santa tarantina.
Una folla di gente si accalca nelle chiese di tutta la città, dal centro all’estrema periferia, per pregare davanti agli altari della Reposizione, quelli che nel nostro gergo chiamiamo “sepolcri”.
Ma è tra il Borgo e la Città Vecchia che si ripetono, anche in questo 2023, gesti antichi centinaia di anni.
Certo i tempi sono cambiati e i Perdoni si lasciano volentieri fotografare dai passanti, ma la fede di Taranto, che valica i confini religiosi per estendersi a quelli delle proprie tradizioni, resta intatta nel tempo.
Una città che si ritrova unita in questi “Giorni del perdono”, come li chiamava lo storico e scrittore Nicola Caputo, che ha fame di riscoprire ciò che la identifica agli occhi degli altri e che le permette di restare unita, nonostante le tante criticità che minacciano di disperdere la sua identità.
I riti della Settimana Santa in fondo sono questo, fede, tradizione ma soprattutto radici e cuore di questa città.
Ma il giovedì santo è anche il giorno dell’Addolorata: sono passati quasi tre secoli, ma quando la statua della Madonna varca il portone di San Domenico l’emozione è sempre la stessa.
Come immutata, nonostante le vicissitudini che hanno interrotto per due anni questa tradizione, resta la quantità di persone accorsa a salutarla.
Non basta il freddo pungente dei primi di aprile né la ristrettezza dei vicoli della Città vecchia a fermare i tarantini dall’abbraccio alla “loro” Addolorata.
Quello della processione che nella notte tra giovedì e venerdì santo si snoda nelle strette stradine della parte più antica di Taranto è un rito tanto antico quanto attuale.
E forse il segreto di questo affetto immutato della cittá verso la processione portata avanti dalla confraternita di San Domenico risiede proprio nell’Addolorata.
Nella sua espressione sofferente e così umana si ritrova ciascuno di noi, anno dopo anno, con il suo carico quotidiano e le sue speranze per l’indomani.