giovedì 4 Luglio 24

“Vade Tarentum!” e l’irlandese Cataldo arrivò a Taranto

Taranto è in fermento per la festa del suo Patrono. Tre giorni di festa per ricordare il Santo venuto dal sud-ovest dell’Irlanda. Ma sappiamo chi era San Cataldo e perché si festeggia il proprio10 maggio?


I suoi genitori, Euco Sambiak e Aclena Milar, misero alla luce Cataldo nel Munster, una delle quattro provincie di Irlanda e, più precisamente quella sud-occidentale dell’isola. Da loro Cataldo ricevette l’educazione e l’amore per la preghiera, l’ubbidienza, l’ordine, la mortificazione e lo spirito di sacrificio. Alla loro morte Cataldo decise di donare tutta la loro eredità ai poveri. Quindi divenne discepolo di Carthagh, abate del monastero di Lismore in Irlanda, dove fu ordinato sacerdote. Nel 637, alla morte del suo maestro e padre spirituale, gli successe nella conduzione del monastero. Nel 670 fu ordinato vescovo e tra il 679 e 680 si recò a visitare la Terra Santa, in abito da pellegrino. Fu proprio qui mentre pregava sul Santo Sepolcro che gli apparve Gesù per dirgli di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo: “Cataldo, recati a Taranto, ove la Fede predicata dal mio primo Apostolo Pietro sta in pericolo di perdersi del tutto. Ti costituisco perciò Pastore di quei popoli che si trovano senza guida. Alle tue cure raccomando la Chiesa Tarantina: vade Tarentum!”. La volonta’ divina era che Cataldo evangelizzasse Taranto, una città dove la fede languiva a causa della mancanza di Clero e Pastori.

Cataldo partì con una nave greca per mare e durante la traversata infuriò una terribile tempesta, che Cataldo riuscì a domare con il lancio un anello in mare per placare una tempesta e in quel punto del Mar Piccolo si sarebbe formato un citro, cioè una sorgente d’acqua dolce chiamata “Anello di San Cataldo”, tuttora visibile sotto forma di “polla d’acqua dolce”. Per la cronaca, in questa occasione resuscitò anche un marinaio, travolto da uno dei pennoni della nave.

Arrivato a Taranto, (ad essere precisi bisogna precisare che sbarcò nel porto dell’attuale Marina di San Cataldo, località a 11 km da Lecce che porta il suo nome, e poi raggiunse il nostro territorio) cominciò a predicare il Vangelo come prima di lui fecero San Pietro e Marco, suo discepolo. Fece moltissimi miracoli e l’entusiasmo dei tarantini fu tale che tutti abbracciarono la Fede Cristiana e proclamarono Cataldo vescovo della città.

Morì a Taranto l’8 marzo del 685 e fu seppellito, come era stata sua volontà, sotto il pavimento del duomo, nella parte orientale allora chiamata san Giovanni in Galilea, in corrispondenza dell’attuale battistero. Anche dopo la sua morte accaddero eventi prodigiosi: ogni sorta d’infermità e di sofferenza venivano guarite solo toccando il suo corpo. La tomba, della quale si era perduta la memoria a causa della distruzione di Taranto, compiuta dai Saraceni nel 927, fu ritrovata il 10 maggio 1071, durante i lavori di scavo per la nuova cattedrale. Mentre gli operai scavavano, il loro piccone urtò contro un sarcofago di marmo che emanava una dolce profumo. Venne trovato al suo interno un corpo in perfetto stato di conservazione e una crocetta di oro su cui era inciso a caratteri latini il nome “Cataldus”. Le reliquie furono poste sotto l’altare maggiore del nuovo edificio, per essere poi traslate in una nuova cappella della cattedrale, dove attualmente si trovano. Come si sparse la notizia del rinvenimento delle reliquie di San Cataldo, i fedeli accorsero per chiedere grazie, molte delle quali furono soddisfatte.

Le ossa del Santo sono oggi custodite all’interno del cappellone del Duomo e ogni anno, nei giorni 8, 9 e 10 maggio, Taranto festeggia il suo patrono, San Cataldo, il vescovo forestiero che faceva i miracoli per mare e per terra.

FONTI BIBLIOGRAFICHE:
“LA VITA DI SAN CATALDO. VESCOVO E PROTETTORE DI TARANTO” DI ANDREA MARTINI
WIKIPEDIA

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