venerdì 18 Ottobre 24

A.I.G.I.: “Il Governo ripaghi un territorio maltrattato o la protesta generale si concretizzerà”

L’Associazione Indotto AdI e General Industries lancia un appello alle istituzioni: “Basta proclami demagogici e ideologici, il territorio si impoverisce sempre più”

“Si fanno proclami demagogici e ideologici, ci viene raccontato di milioni e milioni di euro in arrivo mentre le vertenze del territorio jonico si complicano piuttosto che avviarsi verso una risoluzione;  il risultato è che il territorio continua a impoverirsi sempre più “.

A parlare è A.I.G.I., l’associazione composta da 75 imprese, due consorzi di trasporto ed un consorzio di agenzie marittime, cuore pulsante dell’economia provinciale.

“Il porto di Taranto – si legge nel comunicato ufficiale – è la rappresentazione di una crisi perenne, essendo l’unico grande scalo d’Europa in sofferenza per mancanza di traffico mercantile. I maggiori scali portuali italiani nell’ultimo anno si sono scontrati con approdi pesantemente congestionati e ritardi nella consegna delle merci; al contrario, Taranto ha dovuto indossare gli scomodi panni di sentinella di banchine vuote. Lo scalo portuale rappresenta un cursore parallelo direttamente proporzionale alla salute industriale della città. Allorquando Taranto si fregiava del titolo di quinto reddito pro-capite italiano, il porto ha conosciuto il suo momento di massimo splendore perchè la necessità di merci creava la necessità di navi e servizi”.

“In questo contesto – continua la nota dell’ associazione di imprese- si inserisce anche la vertenza Arsenale. L’opificio della Difesa si è ormai svuotato, nonostante alcune Istituzioni locali abbiano fornito a più riprese rassicurazioni che il nostro sito non si sarebbe impoverito. E mentre a Palermo si festeggia per i nuovi lavori su nave Cavour e su altre navi militari e a La Spezia cominciano i lavori su nave Sangiorgio, Taranto reclama lavoro”.

” Il comparto industriale dovrebbe rappresentare un volano di accelerazione economica, un moltiplicatore di risorse per le aziende dell’indotto ma la realtà ancora una volta relega il nostro territorio a mera periferia coloniale. Stesso identico ragionamento si estende al siderurgico, dove la statistica del volume merci relega le imprese locali a percentuali irrilevanti, spesso a favore di aziende non indigene, impedendo di fatto di creare lavoro e ricchezza per il territorio. Forse, al di là della demagogia politica, bisognerebbe mettersi tutti insieme per costruire seriamente il più grande stabilimento green d’Europa, senza sacrificare l’area a caldo grazie all’ausilio delle ultime tecnologie. Copenaghen è, da sempre, la città in vetta alle classifiche “green” eppure raccoglie “spazzatura” da tutta l’Europa proprio grazie all’impiego delle nuove tecnologie. Abbiamo la possibilità di costruire redditi certi, un indotto sano e capace, di garantire la serenità economica e la diversificazione con investimenti che oggi non sembrano possibili. Abbiamo apprezzato l’impegno del Governo per salvare la raffineria di Priolo, i suoi diecimila dipendenti e le decine di aziende” – conclude AIGI – Taranto non può e non deve essere da meno, venendo relegata a città di serie B. Servono atti concreti, sia da parte dell’esecutivo centrale -che tra pochi giorni sarà di scena a Manduria- sia dal Sindaco della città. In mancanza di risposte concrete, la forma di protesta generale, già preannunciata, presto si concretizzerá”.

“Che questo Governo – è l’appello finale- dia dimostrazione di forza e volontà affinché si scongiuri il fantasma di una nuova Amministrazione Straordinaria per l’ex ILVA; bisogna salvare un indotto che ha già pagato abbondantemente, garantire rispetto ai lavoratori affinché possano ritrovare serenità e a fine mese una busta paga certa, sicura e bancabile, ma, soprattutto, ripagare tutto il territorio di anni di maltrattamenti e di stillicidi di tutti i tipi”.

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