giovedì 24 Aprile 25

Autorità portuale, Confimprese Taranto: “Contrari all’accorpamento con Bari”

“Fusione penalizzante, occorre ora un rilancio”

“Auspichiamo che l’Autorità portuale di Taranto non venga accorpata a quella di Bari. Sarebbe penalizzante. I due territori hanno le loro peculiarità. Lo scalo ionico ha pagato, nel corso degli anni, lo scotto del cambio di terminalisti e anche ritardi dal punto di vista infrastrutturale ma ha grandi potenzialità e va rilanciato”. E’ la posizione espressa da Federico Greco, presidente di Confimprese Taranto, per il quale nonostante il 2024 abbia visto un importante calo nelle movimentazioni anche a causa della crisi dell’ex Ilva, il porto “resta uno dei settori fondamentali dell’economia ionica per capacità, strategicità e prospettive”.

“Bisogna lavorare affinchè i traffici possano aumentare e un ruolo importante lo rivestono anche le ditte che operano all’interno del porto, che non è solo approdo per i rifornimenti al Siderurgico. Ci vorrebbe anche una campagna comunicativa in questo senso. – Esorta Greco – A Taranto mancano le grandi aziende che non siano Acciaierie d’Italia ed Eni? Secondo noi c’è anche un problema di competitività di costi. Lo scarico al porto di Bari, da quanto ci risulta, arriva a costare anche il 50% in meno rispetto a Taranto perché il trasferimento della merce viene effettuato direttamente sulla banchina. Nello scalo ionico invece le operazioni sono più complesse”.

Recentemente, riferisce il presidente di Confimprese Taranto, “noi abbiamo avuto difficoltà con un’azienda associata che doveva inviare dei containers in Nord Africa. Non siamo riusciti a trovare in loco una compagnia che potesse effettuare questo trasporto della merce. L’azienda è stata costretta ad effettuare il trasporto da Taranto a Salerno utilizzando un vettore campano. Queste situazioni influiscono sulla diminuzione delle merci fatte transitare dal porto di Taranto”.

Se si continua “a tenere il porto quasi bloccato per una questione di costi, perché le imprese non possono inviare merci tramite i vettori locali, perché la pratica doganale costa di più rispetto ad altre realtà, questo incide sicuramente. – Conclude Greco – Non lamentiamoci poi se il porto non lavora perché, a quanto pare, in determinate circostanze è il porto stesso che non vuole lavorare o vuole lavorare con i soliti noti e i soliti costi”.

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