L’associazione degli industriali auspica che Acciaierie d’Italia possa essere sempre più parte integrata nel territorio e allo stesso tempo attenta alle istanze prodotte della comunità
“Lo stabilimento siderurgico di Taranto è di interesse strategico nazionale in quanto investe non già il solo territorio jonico e pugliese ma tutto il Paese.
La premessa è d’obbligo per andare a definire qualsiasi tipo di approccio rispetto alla questione, che peraltro presenta diversi aspetti e altrettante criticità”. Così il Presidente Salvatore Toma al margine dell’incontro al Ministero delle Imprese sulla questione ex Ilva.
“Confindustria Taranto, rispetto agli scenari futuri, esprime prioritariamente un no alla statalizzazione dell’acciaieria al 100% e un si ad un eventuale riequilibrio della governance che veda Invitalia quale socio di maggioranza; allo stesso tempo, però, è importante far sì che, qualunque sia il socio di maggioranza, lo Stato debba vigilare ed eventualmente intervenire laddove vengano meno gli impegni assunti rispetto ai processi di ambientalizzazione, ai processi di produzione e al rapporto, fondamentale, con le aziende dell’indotto”. – Sottolinea Toma – “La presenza dello Stato dovrà essere pertanto prioritaria sulla gestione dell’acciaieria in virtù dello status, già citato, di stabilimento di interesse strategico nazionale” .
La volontà di Confindustria è quella di avere contezza di un piano industriale che consenta alla fabbrica dell’acciaio la continuità sul piano della produzione e dei processi di ambientalizzazione, aderendo alle intenzioni del Governo e accogliendo con favore le iniezioni di liquidità che possano favorirne la continuità, facendo in modo che tali risorse siano destinante anche alle aziende dell’indotto. Inoltre, si vuole avere maggiore contezza di quali saranno i prossimi passi del Governo per incentivare e accelerare il processo di decarbonizzazione che tutta la comunità auspica.
L’ente guidato dal Presidente Toma ritiene che il decreto legge contenga alcuni passaggi importanti che potrebbero servire a sbloccare situazioni altrimenti ancora vincolate, come quelle che permetterebbe a Invitalia di diventare socio di maggioranza in tempi anticipati rispetto a quelli finora previsti. Un passaggio finalizzato a consentire un maggiore equilibrio nel rapporto fra pubblico e privato.
“Esprimiamo inoltre, pur senza contestarne la liceità, preoccupazione in merito all’art. 2 dello stesso decreto, ovvero l’eventuale ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria di imprese che gestiscono uno o più stabilimenti di interesse strategico nazionale”. – Sostiene il presidente di Confindustria – “L’introduzione di questo articolo è preoccupante perché riporta a dinamiche che hanno prodotto, per le nostre imprese dell’indotto, una debacle finanziaria senza precedenti. E ci riferiamo ai 150 milioni di crediti vantati dalle aziende nei confronti di Ilva in AS e mai più corrisposti. La perplessità è lecita e la domanda che ci pongono le aziende lo è altrettanto. Rischiamo di ritrovarci davanti ad una situazione analoga al 2015?”.
Per evitare di ritrovarsi in una situazione analoga a quella del 2015, Confindustria avanza delle proposte come quella del recupero dell’Iva versata sul monte crediti confluito nello stato passivo all’interno della procedura concorsuale, e quella relativa al recupero della mole dei crediti pregressi attraverso forme di azionariato che vedano coinvolte le imprese creditrici, o ancora alla cartolarizzazione degli stessi crediti attraverso Cassa Depositi e Prestiti.
Per Confindustria ci sono realtà imprenditoriali del territorio pronte ad investire direttamente nell’acciaieria, a riprova del forte legame che unisce gli industriali tarantini allo stabilimento siderurgico, sottolineando come le imprese dell’indotto, che costituiscono un elemento importante ed essenziale dello stabilimento, vogliono essere parte attiva nel piano industriale e contribuire al processo di rilancio dello stabilimento con il loro know how.
“Torniamo a sostenere fortemente la necessità di mettere allo stesso tavolo tutti gli attori del territorio: Comune, Provincia, Regione, Associazioni datoriali, sindacati”. – Dichiara Toma – “La necessità è che il confronto avvenga periodicamente e con logiche non più dettate dalla sola emergenza, per poter discutere delle complesse questioni che dovranno essere dipanate affinché si possa dare un futuro alla fabbrica e quindi ai suoi dipendenti, all’indotto e più in generale all’economia del territorio”.
“Per ultimo, ma non meno importante, torniamo a insistere affinché si apra una stagione di confronto e dialogo con la grande industria: l’auspicio è che Adi possa essere sempre più integrata nel territorio ed allo stesso tempo attenta alle istanze prodotte dalla comunità”. Conclude il Presidente di Confindustria.