La proroga avviene grazie ad un articolo inserito nel recente decreto legge sulla Pubblica amministrazione relativo a tutte le imprese ritenute strategiche, e con piu’ di 1.000 addetti, che lo scorso anno non sono riuscite terminare le rispettive ristrutturazioni industriali
La comunicazione ufficiale e’ arrivata quasi alla vigilia dello sciopero di domani. Il ministero del Lavoro ha autorizzato ad Acciaierie d’Italia, ex Ilva, la prosecuzione della cassa integrazione per 2.500 dipendenti a Taranto. E’ in continuita’ con quella finita il 19 giugno e andra’ avanti sino a fine anno.
La proroga avviene grazie ad un articolo inserito nel recente decreto legge sulla Pubblica amministrazione relativo a tutte le imprese ritenute strategiche, e con piu’ di 1.000 addetti, che lo scorso anno non sono riuscite terminare le rispettive ristrutturazioni industriali. La retroattivita’ della decorrenza della cassa integrazione e’ stata una questione sollevata dai sindacati, i quali giorni fa hanno contestato all’ex Ilva il fatto di aver continuato a sospendere dal lavoro i propri dipendenti prima che la stessa cassa fosse autorizzata e di aver applicato in automatico le decurtazioni retributive.
I 2.500 dipendenti del siderurgico (numero massimo) erano gia’ in cassa lo scorso anno e continueranno a restarci per quest’anno. Questo numero e’ relativo al 2022 e al 2023, ma in realta e’ da luglio 2019, pochi mesi dopo il suo arrivo come ArcelorMittal Italia, che l’azienda ha in piedi la cassa a Taranto e da allora non l’ha mai interrotta. Ecco, dunque, una delle ragioni dello sciopero di domani indetto dalle sigle Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
E’ l’area Centro-Sud del Paese che protesta mentre nelle fabbriche del Nord si e’ scioperato venerdi’ scorso. Per l’ex Ilva l’astensione sara’ nelle ultime quattro ore del primo e secondo turno e per le intere otto ore del terzo.
Previsto un presidio di protesta sotto la Prefettura. In un documento dei vertici sindacali dei metalmeccanici si dice che “la siderurgia continua a essere tra i settori strategici per la nostra economia. Soffre pero’ da diversi anni difficolta’ consistenti con 20 mila posti a rischio peggiorate dal caro energia, dalla mancanza di materie prime e dal dumping incontrollato delle importazioni”.
“Le criticita’ attuali – affermano le tre sigle – si sommano con le scelte mai realizzate, come il tanto promesso piano nazionale della siderurgia e con le scelte sbagliate dei vari Governi che si sono succeduti negli anni”. (AGI)