A dichiararlo è la Coldiretti, sulla base dei dati raccolti dal National Climatic Data Centre, che candidano l’anno ancora in corso a quello più caldo mai registrato dall’800 ad oggi; siccità, brusco cambio di temperature ed eventi climatici estremi hanno compromesso significativamente i raccolti italiani
La notizia era nell’aria (è proprio il caso di dirlo) già da alcune settimane, ma ora abbiamo la prima conferma ufficiale: il 2023 è candidato a confermarsi l’anno più caldo mai registrato.
E’ quanto emerge dai dati registrati durante i primi nove mesi dell’anno dalla banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850 e secondo cui la previsione al 99% sarà confermata a fine anno.
In Italia il 2023 è il secondo anno più caldo mai rilevato dal 1800, con una temperatura superiore di 0,82 gradi rispetto alla media storica .
Dati che confermano la tendenza al surriscaldamento del Paese rilevata nell’ultimo decennio: nella classifica degli anni più caldi mai registrati, infatti, sono compresi nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.
Secondo l’analisi della Coldiretti, condotta sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd), il caldo record in Italia nel 2023 è stato accompagnato da una media di oltre 10 eventi estremi al giorno lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento che hanno provocato vittime ma anche numerosi danni all’agricoltura, con ripercussioni economiche tutt’altro che irrilevanti.
“Il brusco passaggio dal caldo estivo alle piogge, accompagnate da consistente crollo termico, mette a rischio le colture che per il caldo hanno prolungato la stagione– spiega la Coldiretti – dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del pomodoro da salsa, del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il centro nord che ha già perso 1/3 della produzione. Nei frutteti, invece, si teme per gli agrumi, dalle arance ai mandarini, per mele e pere che sono in piena fase di raccolta e per le produzioni di cachi e kiwi dove una grandinata può devastare il lavoro di un intero anno”.
“Il 2023 – continua la Coldiretti – è stato segnato prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti che si sono alternati al caldo torrido. Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi dello scorso anno a causa dei cambiamenti climatici con un taglio del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti e si registrano un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%)”.
Le soluzioni, ancora una volta, passano da investimenti mirati, anche grazie al PNRR, “per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti”.