giovedì 26 Dicembre 24

Il gap infrastrutturale

Tra le prime dieci strade extraurbane più pericolose della Penisola, al secondo posto figura la SS 106 Jonica. Il declino del Paese, gli scarsi indici di sicurezza, il decremento del Pil, incominciano sulla strada. Cosi come recita il titolo di un romanzo di Kerouac

Il nostro Paese ha smesso d’investire sulla propria rete infrastrutturale. Da almeno trent’anni a questa parte. Con la crisi finanziaria globale fino alla pandemia, poi, la spesa italiana per infrastrutture si è contratta in media del 2,8% l’anno (5 volte il tasso con cui è decresciuto il Pil nello stesso periodo), passando dai €65,3 miliardi del 2008 ai €45,3 miliardi del 2022; questa dinamica è stata comune, sebbene in misura meno accentuata, ad altre realtà nazionali dell’area UE. L’analisi dell’indice relativo alla qualità delle strade, inoltre, colloca l’Italia nella parte bassa della classifica europea (al 20° posto) con una situazione peggiore solo per Polonia, Romania, Ungheria, Lettonia, Bulgaria, Slovacchia, Malta e Repubblica Ceca. A questo deve aggiungersi il fatto che, in Italia, il trasporto su strada rappresenta la principale modalità di spostamento delle merci. La rete stradale è scelta per movimentare circa l’88% delle merci, contro una media europea che supera di poco il 76%. Una delle conseguenze di questo stato di cose, del nostro perdurante gap infrastrutturale, attiene il tema della sicurezza.

Lo scorso anno i morti per incidenti stradali sono stati 20.669: una media di nove decessi al giorno. Occupiamo un poco lusinghiero diciannovesimo posto in Europa in questa particolare graduatoria di (mancata) civiltà. Tra le prime dieci strade extraurbane più pericolose della Penisola, al secondo posto c’è la SS 106 Jonica: l’arteria che collega Taranto a Reggio Calabria. Con una media d’incidenti pari a 5,3 per ogni chilometro percorso. Il nostro declino incomincia sulla strada, come ci ricorda il titolo di un romanzo di Kerouac. La nostra arretratezza  si chiama scarsa propensione alla modernità. Un Paese senza una mobilità efficiente – e intelligente – perde la propria capacità attrattiva, retrocede nel girone dell’anonimato, vede scivolare il proprio Pil. Smette lentamente di esistere.

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