venerdì 18 Ottobre 24

L’associazionismo delle idee

Intervista all’ingegnere, Fabio Greco. “Servono associazioni datoriali plurali, capaci di coprire – e rappresentare – l’intera gamma dei processi produttivi presenti in un dato territorio. Neanche un centesimo dovrà andare perso per le imprese dell’indotto Ilva”

Ingegnere Greco, la vertenza Ilva ha imboccato la strada giusta? I crediti vantati dall’indotto non subiranno un altro ‘scippo’ di Stato?

“Il lavoro compiuto da Aigi in tutti questi mesi ha evitato il replicarsi di quello che lei, giustamente, chiama uno scippo di Stato. Bisognerà non abbassare la guardia sino a quando, anche l’ultimo centesimo vantato dalle imprese, non sarà riscosso. Il Governo ha affidato la trattativa a Sace, è un primo passo importante. Dovranno seguirne degli altri a stretto giro”.

Lei, prima, faceva riferimento ad Aigi: un’associazione nata per evidenti contrasti con la locale Confindustria. E’ possibile fare a meno della concertazione sui tavoli istituzionali?

“Senza la concertazione l’economia si consegna all’immobilismo; o, peggio, alle pericolose fughe in avanti dei soliti furbi. Serve, invece, un associazionismo forte e responsabile. Pluralista. Rappresentativo di tutte le imprese che sposano un dato progetto. Ben radicato sul territorio. Un’associazione moderna non può intestarsi una sola battaglia, alla fine…”.

Della serie: oltre l’Ilva c’è molto altro.

“E’ proprio così. Bisogna coprire l’intera gamma dei processi produttivi. Interessarsi di mondi diversi, studiare i meccanismi che coniughino modernità e profitto, offrire rappresentanze altre. Non dovrà più esistere un’economia monocorde. Soprattutto a Taranto, che ha patito sulla propria pelle l’insindacabilità di certi percorsi obbligatori. Mi faccia dire una cosa, però…”.

Prego.

“Ho molto apprezzato le dichiarazioni dei giorni scorsi di Salvatore Fuggiano, raccolte proprio da CosmoPolis. Il responsabile nazionale Udc per le politiche commerciali dice una verità sacrosanta. Quanto di più interessante Taranto abbia prodotto nell’ultimo anno riguarda proprio il dinamismo di certe associazioni datoriali. La loro capacita di mettersi in discussione. Di sfidare poteri consolidati e potentati paghi di se stessi. Ha perfettamente ragione”.

Economia e politica, i due mondi scelgono di parlarsi solo in talune circostanze. Nei momenti che anticipano le consultazioni elettorali, per esempio. Oppure dinanzi a specifici tornanti della nostra storia produttiva. Non ritiene mancare un disegno organico, una visione progettuale per così dire di lungo periodo?

“L’economia ha bisogno della progettualità della politica; la politica necessita delle imprese che facciano ricco un Paese. Semplice. Peccato che le cose elementari in questo Paese diventino maledettamente complesse”.

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