Interessante studio promosso dalla fondazione Openpolis. Il 69% dei bandi del Pnrr non prevede clausole occupazionali per i giovani e le donne. I fratelli Coen avevano previsto tutto diversi anni fa
Pnrr, ossia Piano nazionale dei ritardi e dei rimbrotti. Altro che ripresa, figurarsi poi la resilienza. Non è fatto per i giovani, non contempla le donne, il Piano inclinato dei (nostri) desideri a digiuno di (reali) proposte. Secondo uno studio reso pubblico da Openpolis, una fondazione che si occupa di data journalism, rilevamenti statistici e studi economici, il 69% dei nostri bandi non prevede alcuna clausola occupazionale per i giovani e le donne. In barba a quanto ci chiede l’Europa, noncuranti delle stesse leggi che promuoviamo, l’articolo 47 del decreto legge 77/2021 impone questi specifici vincoli, deroghiamo a tutto – e anche al suo contrario – come se niente fosse. Capita cosi che i soggetti economici che partecipano alle gare di appalto (aziende, cooperative e società), al momento della stipula dei contratti, si dimentichino dell’obbligo di legge sopra richiamato. Con la complicità di bandi scritti male e interpretati peggio. I governi dal canto loro, quello precedente al pari di quello attuale, si comportano in maniera reticente. Non a caso si parla di una Meloni a suo agio con i Draghi. Palazzo Chigi, e i diversi dicasteri, non forniscono informazioni sufficienti in merito alla localizzazione delle risorse, i soggetti coinvolti, i progetti realmente finanziati, l’ammontare delle risorse economiche impiegate, lo stato di avanzamento delle opere. Manca insomma la glasnost, la trasparenze delle informazioni, un giusto – e sereno – rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Perché? Perché il Pnrr è il più grande bluff della nostra vicenda contemporanea. Sostituisce la ripresa con i ritardi. Preferisce i rimbrotti alla resilienza. Non è un Paese per vecchi; non è un Paese per giovani. E, forse, neanche per il Pnrr. I fratelli Coen avevano previsto tutto anni fa.