Sale dell’11,2% il prezzo dei beni alimentari più acquistati e gli italiani corrono ai ripari comprando di meno. Parliamo di possibili soluzioni con Nicola Manzulli, amministratore di Spazio Conad a Taranto
Tempi duri per il carrello della spesa degli italiani, sempre più vuoto e ormai quasi del tutto soppiantato dai cestini, tipici degli acquisti ponderati.
Ebbene sì: gli ultimi dati forniti dall’Istat confermano che gli italiani non acquistano più grossi quantitativi di cibo, tutt’altro.
A marzo 2023, infatti, la spesa al dettaglio è aumentata in valore del 7,7% ed è contestualmente diminuita in volume del 4,9%: detto in parole povere, si compra di meno ma si spende di più.
Il prezzo dei beni alimentari più acquistati, invece, risulta in aumento dell’11,2% a maggio 2023, con una lieve frenata rispetto all’impennata del mese precedente.
Ma non è tutto: secondo un’analisi di Coldiretti il luogo privilegiato degli acquisti del 72% degli italiani è ormai il discount, mentre l’83% si attiene strettamente alla lista dei prodotti necessari, puntando decisamente su promozioni e offerte.
Bando alla spesa d’impulso, quindi, e ai prodotti a prezzo pieno.
Ma non sono i consumatori i soli ad essere danneggiati dall’attuale contesto economico, politico e persino climatico: basti pensare ai produttori di grano duro, pagati 0,30 centesimi di euro al chilo, un prezzo che non copre i costi di produzione ed è inferiore del 30% rispetto allo scorso anno.
Il tutto a fronte di un aumento del costo della pasta del doppio rispetto al 2022, a causa dell’inflazione.
Una situazione, quindi, che non mette solo a rischio il portafoglio delle famiglie ma la sopravvivenza dei produttori e delle stesse aziende agricole, con un effetto boomerang non indifferente.
Il consumo di frutta e verdura da parte degli italiani è sceso, inoltre, del 9%: un dato ai minimi storici dall’inizio del secolo, con ripercussioni potenzialmente negative sulla salute dei consumatori ed in particolare dei bambini; in effetti, il 42% dei bambini italiani di età compresa tra 5 e 9 anni è affetto da obesità: è il dato peggiore dell’intera Unione Europea, in cui la media si attesta sul 29,5%.
Un risultato paradossale per un Paese noto a livello mondiale per la qualità nutrizionale della cosiddetta dieta mediterranea.
Se su internet abbondano i consigli su come pianificare la cosiddetta spesa intelligente ed evitare gli acquisti non strettamente necessari, è chiaro che urge un intervento più incisivo del Governo.
Un primo tentativo di porre rimedio a questa spirale nagativa è l’introduzione della Carta solidale 2023: un contributo di 382,5 euro erogato grazie al fondo istituito dalla Legge di bilancio 2023 e valido per acquistare alcuni beni di prima necessità. La carta è rivolta a coloro che hanno un ISEE inferiore ai 15mila euro, con particolare riguardo ai nuclei familiari numerosi e a coloro che non percepiscono sostegni al reddito come cassa integrazione, Rdc ecc. L’elenco dei potenziali beneficiari, stilato sulla base dei requisiti stabiliti dal decreto interministeriale del 18 aprile 2023, verrà comunicato dall’INPS ai Comuni in questi giorni.
E per chi non rientra in questa lista? Come evitare di lasciarsi prendere dallo sconforto davanti agli scaffali dei supermercati?
Ne abbiamo parlato con l’amministratore di Spazio Conad, Nicola Manzulli, presso il Centro Commerciale Porte dello Jonio, a Taranto.
Ad un anno dalla nostra ultima intervista, come si è modificato il quadro delle vendite? C’è stata una flessione, un aumento o la situazione resta invariata?
Il carrello della spesa è sicuramente diminuito di volume e questa riduzione è in parte compensata dall’aumento del costo del singolo prodotto a causa dell’inflazione.
Uno scenario che il consumatore sta combattendo guardando sempre più ai prodotti in promozione: vediamo, infatti, una crescita del venduto promozionale e dei beni prodotti dal distributore; spesso, infatti, il marchio del produttore rappresenta, per chi acquista, una garanzia di qualità a prezzo più contenuto.
Una delle sfide maggiori dei produttori, al momento, è quindi quella di tutelare il consumatore mantenendo i prezzi contenuti senza inficiarne la qualità?
Esattamente, l’industria si sta indirizzando in questa direzione: ottimizzare i costi accessori al prodotto, dall’imballaggio al trasporto, rivolgendosi ad esempio ad una filiera più corta che garantisce comunque una materia prima di qualità.
Quali interventi dovrebbero essere attuati nell’immediato, a livello nazionale e locale, per interrompere questa spirale negativa?
Credo sia urgente ridurre la pressione fiscale, non solo per la distribuzione ma anche per gli stessi consumatori, che hanno bisogno di recuperare la propria capacità di acquistare con maggior serenità.
Un intervento, quest’ultimo, che sarebbe necessario a maggior ragione in una città economicamente impoverita come Taranto, in cui bonus e sostegni fanno a pugni con l’aumento delle tasse e la disoccupazione.
Perchè per porre fine al circolo vizioso che attanaglia il nostro Paese è necessario fornire aiuti temporanei, che portino sollievo immediato ai consumatori, ma anche e soprattutto ripensare la questione all’interno di un orizzonte cronologico di respiro maggiore, attraverso azioni congiunte che puntino alla salvaguardia del potere d’acquisto degli italiani.