Le dichiarazioni di Stefano Cao, amministratore delegato Dri d’Italia, al Corriere della Sera. Il gas naturale, l’idrogeno verde, una produzione industriale meno lesiva per le popolazioni residenti. Qualcosa si muove
Decarbonizzare l’ex Ilva. Aiutarla ad inquinare meno. Ad usare di più il gas e l’idrogeno per il funzionamento dei suoi impianti. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, Stefano Cao, amministratore delegato Dri d’Italia, lancia l’ambizioso programma. Dri sta per Direct reduced iron, ovvero preridotto. La nuova frontiera di una produzione industriale più incline alla sostenibilità ambientale. Dri d’Italia è stata costituita a febbraio del 2022. Sarà soggetto attuatore del Pnrr e ha una dotazione finanziaria pari ad 1 miliardo. “Abbiamo completato – dichiara Cao – lo studio di fattibilità per l’impianto di produzione del preridotto a Taranto lo scorso mese di luglio. Adesso siamo nella fase esecutiva del progetto”. Cosa significa tutto questo realmente? Semplice: passare dalla fase di progettazione a quella di realizzazione effettiva dell’opera. Due le società interessate a costruire l’impianto: Paul Wurth e Danieli. Il primo sito che vedrà la luce produrrà preridotto per i forni elettrici che verranno costruiti da Acciaierie d’Italia. Sarà pronto nel 2026. Due i milioni di tonnellate di preridotto ricavati utilizzando gas naturale e almeno il 10% di idrogeno verde. La tecnologia Dri ha come obiettivo la riduzione significativa di emissione di anidride carbonica. Il Pnrr prevede 2 miliardi complessivi d’investimento per l’utilizzo dell’idrogeno nell’industria ad alto impatto ambientale. “Uno – specifica Cao – è destinato a Dri d’Italia ad uso esclusivo per l’ex Ilva. Per l’altro, stiamo valutando assieme agli acciaieri elettrici italiani la presentazione di un progetto per un secondo impianto commerciale sempre a Taranto”.