lunedì 2 Dicembre 24

Sud e nuvole, la faccia triste del Pnrr

Meloni e Fitto chiedono a Bruxelles modiche sostanziali sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se dovesse passare la loro proposta, il Sud perderebbe fondi per un ammontare di 5,6 miliardi

Le modifiche al Pnrr volute dal Governo Meloni – e dal ministro Fitto – rischiano di far perdere fondi al Sud. Cospicue – e fondamentali – risorse di denaro. A Roma pensano di stralciare 9 investimenti, che hanno già aggiudicato finanziamenti per un ammontare di 12,3 miliardi di euro da spalmare su 42.786 progetti. Nello specifico invece, per quel che riguarda le aree e i territori del Mezzogiorno, i tagli ammonterebbero a 5,6 miliardi. Lo scorso 4 settembre il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto ha incontrato a Bruxelles i rappresentanti della commissione europea. Al centro dell’incontro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), in particolare la proposta di revisione dell’agenda e di integrazione del capitolo RepowerEu. Inviata dal governo italiano a Bruxelles alla fine di agosto, la commissione sta ancora valutando le modifiche richieste. Solo in caso di esito positivo entreranno in vigore.

Palazzo Chigi ha garantito che finanzierà gli interventi selezionati nell’ambito di queste misure con altre fondi, come quelli di coesione e quelle complementari. Non ha però ancora chiarito la fattibilità di questa copertura, lasciando spazio a un quadro rischioso soprattutto per i comuni, gli enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili. Inoltre diversi progetti avevano già preso il via, con l’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori. L’esito di un bando pubblico ha valenza legale e obbliga il finanziatore a erogare le risorse ai soggetti aggiudicatari. Tuttavia sono previste alcune eccezioni. Il quadro normativo in questo senso è composito e si basa su diverse sentenze del Consiglio di Stato e della magistratura. Sintetizzando, la Pubblica Amministrazione può ritirare l’aggiudicazione di progetti, a patto che dimostri la presenza di motivi di interesse pubblico o gravi difficoltà finanziarie.

Dunque se la Commissione europea approvasse le modifiche richieste, le 9 misure verrebbero stralciate dal Pnrr e con esse i relativi progetti. I quali potrebbero anche non essere mai realizzati, nel caso in cui il governo italiano non riuscisse a trovare altre fonti di finanziamento. Un esito, questo, nefasto. Soprattutto per il Sud.

Articoli Correlati

Confapi Taranto chiesta convocazione di un tavolo ai commissari di AdI in AS

“L’associazione di categoria reitera al Governo la richiesta di inserire nel cosiddetto decreto “salva indotto” l’articolo 6 del decreto Covid che consentirebbe di diluire...

Rinvio delle offerte per l’ex Ilva: c’è la cordata italiana

La scadenza per le offerte vincolanti slitta al 10 gennaio, mentre quattro aziende nazionali valutano una proposta collettiva Con l'approssimarsi della scadenza per la presentazione...