venerdì 18 Ottobre 24

Taranto, un porto in trasformazione

Sostenibile, diversificato, all’avanguardia: il porto tarantino del futuro prospettato dal presidente dell’Adsp, Sergio Prete. Che parla anche di occupazione, ricadute economiche ed ex TCT

Obiettivo: cambiare la prospettiva, migliorando il risultato.

E’ questo, in sintesi, quanto ci si aspetta in un futuro molto prossimo per il porto di Taranto.

Smart, green, diversificato: se il sistema portuale tarantino vuole davvero porsi al centro di quella blue economy che si configura sempre più come alternativa alla monocultura dell’acciaio dal punto di vista economico e ambientale, non può prescindere dalla maggiore attenzione alla sostenibilità, all’uso di tecnologie d’avanguardia e ad una differenziazione nelle attività produttive.

Ma a che punto siamo nella concretizzazione effettiva di questo obiettivo?

Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Ionio, Sergio Prete, che ha illustrato ai microfoni di CosmoPolis gli impianti in fase di realizzazione e quelli prossimi all’inaugurazione.

OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ

La realizzazione del “port of the future” non può prescindere da alcuni documenti fondamentali, quali il Documento di pianificazione energetica e ambientale del sistema portuale (Deasp) e il Piano operativo triennale 2023-2025.

“Faccio una premessa – specifica il presidente Prete – da anni Espo (The European Sea Ports Organisation) ha iniziato un percorso finalizzato al miglioramento delle performances ambientali dei porti europei e all’individuazione delle criticità, attraverso una serie di report che monitorano la situazione e i miglioramenti raggiunti.

Lo Stato italiano, sulla scorta di questo, con la riforma del 2016 ha inserito una norma che obbliga le Autorità a predisporre il Deasp.

Per questo motivo abbiamo fatto della sostenibilità ambientale uno dei principali obiettivi del nostro Piano operativo triennale e aggiornato il Deasp, attraverso una serie di misure e di iniziative che tendono all’efficientamento energetico.

Abbiamo, inoltre, iniziato a predisporre lo scorso anno il Report di sostenibilità: si tratta di un documento che non riguarda solo l’aspetto ambientale, ma anche la sostenibilità economica e sociale, intesa come crescita del valore pubblico.

Partendo da questi documenti abbiamo predisposto una serie di progetti che stiamo portando avanti“.

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, Sergio Prete

I PROGETTI

Ecco, nel concreto, quale sarà il nuovo volto del porto di Taranto.

IMPIANTI DI COLD IRONING: “Questo progetto – spiega il presidente dell’Adsp del mar Ionio– consiste nella realizzazione, presso la banchina del porto di Taranto, di tre impianti che consentiranno alle navi ormeggiate di rifornirsi di energia elettrica spegnendo i motori e riducendo, in tal modo, le emissioni nocive. Un’esigenza sentita particolarmente dalle navi da crociera, vere e proprie città galleggianti, che hanno bisogno di tenere accesi i motori anche quando sono ormeggiate in porto.

Abbiamo già proceduto alla stesura del progetto di fattibilità tecnico-economica e nei giorni scorsi è stata pubblicata la gara per la realizzazione. Questi impianti rispondono all’esigenza di ridurre l’impatto sul territorio del turismo crocieristico su cui Taranto, negli ultimi tempi, sta puntando in misura sempre maggiore, anche in virtù delle numerose e positive ricadute economiche. Essendo un progetto finanziato tramite PNRR, dovrà essere completato necessariamente entro il 2026.

IMPIANTI DI PRODUZIONE ENERGETICA DA FONTI RINNOVABILI: “E’ strettamente collegato al precedente – precisa Prete – e verrà realizzato usando aree del porto non utilizzabili ai fini commerciali: lo scopo è quello di fornire energia, tramite pannelli solari, agli impianti di cold ironing, in modo da renderli autosufficienti e completamente sostenibili, oltre che provvedere al fabbisogno dell’Adsp. E’ un progetto che vogliamo realizzare tramite un partenariato pubblico-privato, individuando quindi un soggetto privato esperto del settore che potrà utilizzare l’energia prodotta in eccedenza, ma anche percepire le entrate derivanti dall’energia fornita all’impianto di cold ironing. Ovviamente pensiamo a prezzi calmierati, che rendano il nostro porto competitivo. Il nostro investimento finanziario, come Adsp, ci permetterebbe di rifornirci gratuitamente dell’energia prodotta e di consentire tariffe convenienti per il cold ironing e tariffe flat per gli operatori portuali.

INFRASTRUTTURAZIONE PRIMARIA DELL’ECO INDUSTRIAL PARK: “Un altro progetto finanziato tramite il PNRR – aggiunge il presidente dell’Adsp – è l’infrastrutturazione di base di un’area chiamata Eco Industrial Park, ovvero il vecchio progetto Distripark di Taranto: si tratta di 75 ettari alle spalle del porto, che dovrebbero essere oggetto di un insediamento logistico-produttivo connotato dall’economia circolare e dalla produzione di energia.

Siamo in attesa del parere del ministero dell’Ambiente sul progetto, per poi bandire la gara di infrastrutturazione di base: subito dopo potranno insediarsi le aziende che rientrano nei requisiti previsti e che completeranno i lavori sulla base delle proprie esigenze. Quest’area è individuata anche tra quelle appetibili per la produzione di idrogeno, il carburante del futuro: potrebbe, infatti, essere usato oggi dai mezzi terrestri e dall’industria, ma un domani, dopo una fase di transizione, anche dalle navi“.

IMPIANTO DI MONITORAGGIO INTEGRATO: “Siamo ormai prossimi a completarlo – afferma Prete – sarà il più avanzato in Italia in ambito portuale. Si occuperà di monitorare le matrici ambientali attraverso il posizionamento di una serie di sensori in mare e a terra. Il progetto è stato avviato con fondi propri ma, successivamente, abbiamo ottenuto dei finanziamenti del ministero delle Infrastrutture che hanno coperto la quasi totalità degli investimento totale, pari a circa 10 milioni di euro. Si tratta di un ulteriore intervento che permette di individuare eventuali criticità a livello ambientale, ma anche utile strumento di lavoro nelle future progettazioni, in quanto fornisce tutti i dati utili preliminarmente. L’impianto sarà pronto entro quest’anno e potrebbe iniziare a produrre i primi dati già a partire dall’inizio del 2024.

L’impianto potrebbe, inoltre, essere ulteriormente implementato grazie, ad esempio, alla collaborazione con l‘European Space Agency ed il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese, che ha insediato nel porto una base all’interno della quale sta testando l’utilizzo dei droni in ambito portuale. I droni, tra l’altro, potrebbero essere usati non solo per monitorare le infrastrutture ma anche il trasporto di piccole merci e documenti alle navi presenti in rada, permettendo di risparmiare tempo, denaro e di inquinare di meno. Una prima sperimentazione sarà mostrata alla Fiera del Levante i prossimi 25 e 26 ottobre”.

FAROS:Infine, un altro progetto importante riguarda Faros, il primo acceleratore di start-up sulla blue economy inaugurato lo scorso anno dalla Cassa Depositi e Prestiti con la promozione dell’Adsp. Una delle start-up selezionate lo scorso anno, impegnata nella produzione di energia da moto ondoso, sta realizzando un progetto pilota proprio con l’Adsp, testando la possibilità di installare questi impianti nell’ambito portuale tarantino: un’ulteriore apporto alla costruzione di un porto verde non solo per la sostenibilità ma anche per la produzione energetica, vera sfida del futuro”.

SAN CATALDO CONTAINER TERMINAL: EX TCT, NUOVE FIGURE PROFESSIONALI E PROGETTAZIONI

In un porto dotato di tecnologie moderne, in cui l’automazione dei processi lavorativi prefigura la realizzazione di una vera e propria industria 4.0, il rischio potrebbe essere quello di avere ricadute negative in termini occupazionali. A meno che non si cambi la prospettiva di visione, immaginando nuove figure professionali e nuove competenze, che rispondano alle mutate esigenze del “port of the future”.

“Non parlerei di riduzione del dato occupazionale – spiega il presidente dell’Adsp – bensì di una trasformazione. L’innovazione ha modificato lo svolgimento delle attività lavorative, per cui oggi sono necessarie delle figure professionali differenti da quelle del passato: è un argomento attualissimo, che abbiamo trattato anche all’interno dei Taranto Port Days 2023, che si sono svolti dal 6 all’8 ottobre e sono stati incentrati proprio sulle competenze e le professioni del mare e del porto.

L’ Adsp ha presentato uno studio alla Regione Puglia, in vista dell’organizzazione dei corsi di formazione e riqualificazione previsti in particolare per gli ex lavoratori Taranto Container Terminal, i cui elenchi sono gestiti dalla Taranto Port Workers Agency. Le figure più richieste in un porto moderno e all’avanguardia sono quelle che sanno utilizzare le ultime tecnologie, penso, ad esempio, agli ingegneri e ai tecnici informatici.

Stiamo chiedendo alle società che si affacciano per nuovi investimenti, come la Ferretti, di fornirci le caratteristiche del personale di cui hanno bisogno, in modo da adeguare i corsi di formazione del personale alle richieste effettive. Il porto, ormai, ha al suo interno una diversificazione che comporta, consequenzialmente, la richiesta di molteplici figure lavorative”.

“Nel frattempo stiamo lavorando su alcune strutture dei Terminal Contenitori, attraverso la realizzazione dell‘impianto di raccolta delle acque meteoriche e del nuovo impianto elettrico. Confidiamo che a breve la San Cataldo Container Terminal possa dare un’impennata ai propri traffici: fondamentale sarà il mese di novembre, entro cui termineranno le prove per la vasca di colmata, per poi capire se sarà possibile partire subito con il dragaggio di approfondimento dei fondali del Terminal o se saranno necessari ulteriori interventi di completamento”.

PORT OF THE FUTURE: PROSPETTIVE

Quali potrebbero essere, allora, le prospettive di un porto in trasformazione, green e smart ma, soprattutto, che diventa parte integrante di una molteplicità di attività lavorative?

“Si sta affacciando su Taranto un business particolare – dichiara Prete – quello della realizzazione degli impianti di produzione di energia eolica galleggiante: la nostra città in questo momento offre delle condizioni difficilmente replicabili, ovvero l’esperienza nel campo grazie alla realizzazione del primo parco eolico offshore del Mediterraneo, ma anche la presenza della Vestas, che produce pale eoliche, alle spalle del porto; inoltre, abbiamo e potremmo avere la presenza di aree significative da usare per i cantieri di realizzazione, oltre all’acciaio a trasporto zero per la costruzione del floater, la parte sommersa dell’impianto, difficilmente manovrabile e trasportabile. Si tratta di un business che può avere una ricaduta economica e occupazionale importante sul territorio, anche se non legata ad unìintensa movimentazione delle navi.

Alla luce di quanto esposto precedentemente, il mio invito è quello di non valutare più l’attività o la strategia posta in essere dall’Adsp per il porto di Taranto sulla base dei meri dati statistici, che al momento sono influenzati negativamente dalla situazione dell’ex Ilva: la diversificazione in cui crediamo potrebbe portare a un minor traffico di navi ma ad una maggior ricaduta dal punto di vista economico e occupazionale. Molto probabilmente, il porto non tornerà ad avere i volumi di traffico di quando l’ex Ilva produceva 10 milioni di tonnellate l’anno ma, grazie alla diversificazione delle attività, all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale le ricadute sul territorio potrebbero essere addirittura migliori“.

“La transizione del Porto – conclude il presidente delll’Adsp del Mar Ionio – non potrà essere ultimata in tempi ristrettissimi e per questo è necessaria la massima condivisione istituzionale e sociale”

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