venerdì 18 Ottobre 24

Bastian Contrario

La strana idea di democrazia veicolata dal sindaco di Taranto. Il dissenso che scivola nell’abiura. Le opinioni non consuetudinarie represse da fantomatici comitati di probiviri. Il giusto spazio tra idee e pensiero secondo quanto insegnatoci da Camus

Procedere sempre in senso contrario, dalla parte opposta del pluralismo. Sulla carreggiata altra della sintesi tra diversi. Del rispetto per le opinioni non consuetudinarie. Allontanando la critica e i critici. Perché lo spazio del distinguo può rivelarsi blasfemo in talune circostanze. E la logica – e le ragioni alla base del dissenso – scivolare nell’abiura. L’ultima spiaggia, e non l’opportunità a lungo caldeggiata, di una democrazia decidente. Questo è lo schema che vige a Palazzo di Città. Con il sindaco di Taranto a fungere da guardiano impettito di quell’Arcipelago Gulag raccontatoci da Aleksandr Solzenicyn. Estensione coatta di un universo concentrazionario che non contempla voci fuori dal coro. Che mal sopporta consiglieri comunali interroganti e dubbiosi (Contrario o Liviano, fa lo stesso…). E aule legislative non prone dinanzi al potere esecutivo e  ai voleri del monarca di turno. Si avanzano perplessità sull’Accordo di Programma relativo all’ex Ilva? Si ritiene sbagliato costruire eventuali rigassificatori in una città tra le più inquinate del pianeta? Si critica la gestione di Kyma Ambiente? Una società che, tra inchieste giudiziarie ancora in corso e dissennate procedure finanziarie, meriterebbe le cure di un bravo psicanalista più che le crescenti attenzioni della Corte dei Conti. Si considera la gestione dei Giochi del Mediterraneo la rappresentazione plastica di una classe dirigente impreparata? Il fallimento annunciato di un ceto politico che gareggia con Cetto La Qualunque su chi la spari più grossa? Tutto vero, tutt’al più verosimile. Ma guai a pensarlo, figuriamoci poi ad enunciarlo. Non sia mai ci si smarchi dal pensiero unico delle fragilità manifeste. Farlo significherebbe passare tutto ad un tratto dall’altra parte del campo. Quello del nemico. Dell’oppositore. Di chi non ci merita, perché noi siamo nel giusto e tutti gli altri sono sbagliati. Un’idea messianica da comunità pericolante. La guerra dei mondi alla fine del mondo. Il senno che deraglia dal senso. “Le idee sono il contrario del pensiero”. Lo diceva Albert Camus con la solita sicumera. Nonostante nessuno ricordi una sua visita dalle parti di Palazzo di Città.

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