Qualcuno consigli a Gad Lerner di lasciar perdere il giornalismo. Di risparmiarci le sue comparsate in tv. Di dedicarsi ad altro. Di non paragonare la vicende dell’ex Ilva – e dei tarantini – con i guai giudiziari della Juve e degli Agnelli. Perchè una certa sinistra culturale consentirà a Giorgia Meloni di restare ancora a lungo nelle stanze di Palazzo Chigi
I guai della Juve sono simili a quelli che patiscono i tarantini a causa dell’ex Ilva. Lucia Morselli è uguale ad Andrea Agnelli. Sabaudo. Magnogreco. Bianconero. Rossoblu. Mirafiori. Tamburi. Le cokerie. L’Allianz Stadium. Che cambia, alla fine. Tutto è uguale, indistinto dinanzi al capitalismo. Tutto si piega di fronte alle storture del libero – e luciferino – mercato. Con le sue malvagità dissipate un po’ ovunque. La tesi di Gad Lerner, contemplata in un articolo firmato nei giorni scorsi per Il Fatto Quotidiano, sembra essere uscita fuori da un dispaccio della Terza Internazionale. Trapassa, senza soluzioni di continuità, l’utopico per confluire nel distopico. Scimmiotta il reale che si sgonfia, che si riduce nel suo esatto contrario. Neanche Karl Marx si sarebbe spinto sino a tanto. Persino la propaganda comunista più radicale capiva che il capitalismo lo si supera governandolo. Temperandolo. Inquadrandolo in un sistema di pesi e contrappesi. Che l’economia pianificata, per quanto scientifica, reale come un certo socialismo uscito sconfitto dalla Storia, non può fare a meno degli spiriti animali che popolano il mondo della finanza. Gad è rimasto ancora ai tempi di Lotta Continua. Beato lui. Finge di non sapere come vanno le cose del mondo. Che la vita è qualcosa di più complesso, e illogico, di una qualsivoglia proprietà transitiva – e matematica – applicata al proprio tornaconto intellettuale. Se A è uguale a B, e B è uguale a C, non necessariamente A è uguale a C. Dei guai della Juve non mi frega un accidente. Di bilanci falsati e plusvalenze gonfiate si occuperà chi di dovere. Questo calcio ha costi non più giustificati dai ricavi. Non da oggi. Ma tutto ciò cosa diavolo c’entra con il capitalismo? E come si può paragonare l’industria della palla da calciare – l’infanzia del mondo per dirla con le parole di Borges – con un’impresa che ancor prima di bruciare dividendi e posti di lavoro, ammala e uccide? Sono anni che Lerner non è più lo stesso, ha perso lo smalto dei giorni migliori. Non ha più il braccio pensoso di un tempo. E il suo comunismo borghese, radical chic, rappresenta il miglior regalo che una certa sinistra culturale può continuare ad offrire a Giorgia Meloni. Il capitalismo non è il male assoluto. Un capitalismo senza regole potrebbe divenirlo. Una finanza forte, e una politica debole, finirebbero con l’adulterare i principi riparatrici delle società democratiche. Morselli non mi piace. Agnelli non mi piace. Lerner non mi piace. E non ho certo bisogno di scomodare la coppia capitalismo/comunismo per scriverlo…