Abbate presidente del Consiglio comunale? Gugliotti direttore generale? L’esecutivo di scopo diviene, a Taranto, governo degli scopi personali. Melucci pensa a centristi e moderati, alla firma andata e pronta a tornare, al nemico che si è costretti a comprendere, pur di continuare ad indossare la fascia tricolore
Il Governo Poltronissima è la variante tarantina del Governo di Salute Pubblica. Una sua sottospecie mal riuscita e ben confezionata. Il climax etico di segno contrario: discendente invece che ascendente. L’Esecutivo di Scopo che persegue, senza rossori in viso, pentimenti repentini, troppi giri di parole, scopi personali. Sedici firme raccolte dinanzi ad un notaio non sono bastate per sciogliere il Consiglio comunale. Sedici firme pronte ad alzare la mano in Aula non potranno bastare per governare una città di circa 200 mila anime. Il vulnus di una politica locale misera – e miserevole – si acuisce nel numero a digiuno di numeri. Nel numero che inizia concavo per finire convesso. Nel numero che certifica minoranze orfane di maggioranze. Così come l’intruglio che immobilizza l’Amerigo Melucci in un lago senz’acqua, prosciugato dalla siccità delle idee, dai comportamenti in lotta con la coerenza, che si credeva invece oceano mare.
Per tirare a campare, l’unica cosa che ormai resta da fare al sindaco di Taranto, non serve il progetto. Non più. Serve dispensare urbi et orbi quel poco – o molto – di potere che ancora gli rimane. Serve, forse, promettere al consigliere Abbate che dopo la firma negata – e l’indennità salvata – c’è vita. Che le urla sgraziate, l’insulto calcolato, il populismo della parola, la coerenza sbilenca non sono per niente inconciliabili con la presidenza del Consiglio comunale. Non a Taranto, almeno. Non con i suoi (finti) protagonisti attuali. Nonostante le difficoltà normative e giurisprudenziali che s’incontrerebbero nello sfiduciare l’attuale presidente, il garante dell’Aula, la figura terza slegata dalle peregrinazioni disdicevoli consumate nel corso di una legislatura. Serve, chissà, chi potrà mai dirlo e negarlo, promuovere l’ex presidente della Provincia Gugliotti nel ruolo che fu di Carmine Pisano. Il direttore generale cantato da un Edoardo Bennato in stato di grazia e in vena di canzonette.
Serve cancellare nel Governo di Salute Pubblica la firma andata e sempre pronta a tornare. Serve servire quando si è costretti a comprendere anche chi ti è stato nemico. Aveva ragione Fernand Braudel, il maggior studioso del Mediterraneo: “Essere stati è una condizione per essere”. Nonostante tutto.