La Puglia di Emiliano è da sempre poggiata su questa faglia del moralismo a digiuno di moralità. Si arrestano funzionari. Si concedono promozioni a parenti stretti in pubblici uffici. Si facilita il trasformismo politico. Tutto quello che vale per gli altri, però, non riguarda noi stessi
Non sopporto i moralisti. Mi fanno specie, poi, quelli che elevano la morale a dottrina politica. A programma di governo. A rimbrotto verso il mondo intero. C’è qualcosa d’indefinito in costoro. Di farsesco. Di finto equilibrismo tra le ragioni del bene (le proprie) e quelle del male (in capo sempre agli altri). Nel moralismo d’accatto si cela molto del populismo dilagante dei nostri tempi. Considero quanto mai veritiero l’insegnamento che, a suo tempo, il socialista Pietro Nenni impartì ai cugini comunisti: “Attenti a fare i puri, prima o poi troverete qualcuno più puro di voi che vi epura”. Buona parte della contesa attuale, tra il Pd e i Cinque Stelle, su chi possa occupare lo spazio di sinistra, rivendicarne le ragioni, rilanciarne un’immagine sempre più sbiadita, s’iscrive in questo solco logico-semantico. Negli interstizi di una presunta superiorità etica. Si tratta, chiaramente, di una stupidaggine. Ma va bene così. Il popolo ha bisogno di stupidaggini alle quali aggrapparsi in assenza di altro. Non esistono linee nette in grado di scindere la mela del desiderio in due parti uguali. Da sempre ad aver vinto non sono le idee chiare, i campi contrapposti, ma le sfumature. I chiaroscuri del nostro destino. Le intemperie che raffreddano l’animo umano. Dei moralisti, poi, non sopporto la logica adottata dei due pesi e delle due misure. Fare agli altri tutto quello che non vorresti mai venisse fatto a te e, per questi signori, una sorta di malmostoso esercizio ipocrita. Di sadica ginnastica dell’immobilismo. La Puglia di Emiliano è da sempre poggiata su questa faglia del moralismo a digiuno di moralità. Dispiegato a macchia di leopardo. Dei radical-chic preoccupati solo del proprio didietro. Si arrestano funzionari. Si concedono promozioni a parenti stretti in enti pubblici. Si facilita il trasformismo politico. Ma il moralista, per dirla con Pasolini, dice no agli altri. L’uomo morale, invece, solo a se stesso. Il puro più puro che ti epura.