L’insegnamento di Giano Accame, la politica senza un progetto culturale, lo stallo del centrodestra tarantino. Spunti per una riflessione
“Il ragazzo non è intelligente”. La disse Giano Accame a proposito di Gianfranco Fini. Giornalista militante, intellettuale di destra, seppur irregolare come tutti coloro i quali sanno essere organici alla fine soltanto alle proprie idee, direttore per alcuni anni del Secolo d’Italia. Non proprio l’ultimo della compagnia, insomma, per figli nipoti e parentado di Almirante. La frase è contemplata in uno dei libri di Accame: “Socialismo tricolore”. Un saggio fortunato, provocatorio, votato per certi versi ad un genuino sincretismo politico. All’unione, per necessità contingenti, in fasi straordinarie, di elementi inconciliabili. Alla labilità di certe linee di demarcazione, rigide – e nette – più per strumentalità che per concreti stati di necessità.
Non so se la destra tarantina, e di rimando quella nazionale, sia più o meno intelligente. Cioè: più o meno stupida. Non sono Giano Accame; e non c’è nessun Gianfranco Fini da giudicare e consegnare alle cure della Storia. So per certo, però, suffragata da esempi oggettivi, dai comportamenti medi posti in essere, dall’andamento sinuoso di certi dibattiti, che la destra italiana latiti nel progetto culturale. Faccia incetta di voti, ma non riesca a compiere il passo successivo. Rendere il consenso permeato dai valori del tempo; plasmare il governo ad un’idea di società ben definita. Allungare la filiera corte di un potere non rinchiuso nella stanza dei bottoni. Se la sinistra, caduto il Muro di Berlino, sconfessato il comunismo, messo al bando il riformismo e il liberal-socialismo, è alla vana ricerca di un nuovo vademecum identitario, la destra non riesce a liberarsi dell’abusato trittico “Dio, Patria e Famiglia”.
Nonostante soffi sulle paure collettive, sulla sicurezza delle nostre città, sull’immigrazione considerata sempre un problema e mai un’opportunità. E’ una destra egemonica, ma senza egemonia culturale per dirla con le parole di Antonio Gramsci. Ambidestra nel suo inconscio desiderio sinistro. Maggioritaria nelle urne, minoritaria nei salotti televisivi della Gruber, dove vige la regola del tre più uno. Tre di sinistra (quattro con la conduttrice), uno di destra. Quell’uno, poi, sono sempre gli stessi perché il brodo di coltura dal quale attingere non contempla soluzioni altre. E si rischia di non sapere cucinare nemmeno l’acqua lessa.
Vince le Politiche perché Giorgia c’è. Ma, nelle periferie, ai livelli istituzionali intermedi, è un disastro. Alle prossime Regionali pugliesi fungeranno da spettatori non paganti con Decaro. Alle Amministrative di Taranto ancora non riescono ad esprimere un candidato sindaco. Fosse ancora con noi, cioè con loro, Giano Accame andrebbe giù duro. Apostrofandoli in ogni modo. Altro che il ragazzo non è intelligente.