Kyma Ambiente ricorda l’Uroboro: un serpente che si morde la coda. E un potere che si consuma pensando di rigenerarsi. Tutti restano al proprio posto, nonostante i fallimenti manifesti. Breve dissertazione sul significato dell’espressione ‘socialismo municipale’
Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Anche partecipata, se ci pensate bene. La libertà può divenire altro. Può assurgere a tanto. Trasformare e trasformarsi. Partecipata nel senso di aziende private con un socio unico di tipo pubblico: un ossimoro ricercato – e dispensato – da legislatori in vena di bizzarrie. Quello che una volta si chiamava con un certo romanticismo ideologico ‘socialismo municipale’ oggi è, in molteplici casi, un rompicapo finanziario e organizzativo. L’emblema di gestioni approssimative. La chiusura del cerchio di un management inadeguato, velleitario, cooptato più per fedeltà politica che per competenze manifeste. Kyma Ambiente, a Taranto, è un caso di scuola di questa dinamica prossima all’implosione. Di un schema (il)logico che ricorda l’Uroboro: un serpente che si morde la coda, autolesionistico. E di un potere che si consuma pensando di rigenerarsi. L’azienda che dovrebbe occuparsi dei rifiuti rischia essa stessa di apparire come un rifiuto difficilmente riciclabile. Indifferenziato perché impossibilitati, i cittadini, nel raccoglierlo in maniera differenziata. Difficile correre ai ripari quando la situazione appare essersi spinta bel al di là di un’ipotetica soglia del consentito. Complicato raddrizzare una barca che prende acqua da tutte le parti. Ininfluente, poi, nominare assessori con il compito di vigilare aziende ormai decotte. Andate. Piene di debiti. Gravide di staffisti. Prossima a massicci licenziamenti. Con inchieste degli organi giudiziari, tuttora pendenti, per eventuali reati di corruzione perpetrati ai danni dello Stato. L’altalena pubblico/privato non oscilla più. Di socialismo è rimasto ben poco. Il municipalismo rasenta l’inganno terminologico. Tutti restano al proprio posto, nonostante i fallimenti manifesti. Le dimissioni abitano ormai in un pianeta lontanissimo. La richiesta di dimissione anche. Aveva ragione Cioran: “Più si è travagliati da impulsi contraddittori, meno si sa a quali cedere. Mancare di carattere è questo e nient’altro”. Libertà è partecipata…