giovedì 24 Aprile 25

Lista della spesa

Ma i partiti, o quel che resta degli stessi, che liste (elettorali) stanno completando? Le Amministrative di Taranto ricordano una Samarcanda del presenzialismo fine a se stesso. Non si seleziona così una nuova classe dirigente. A che serve vincere se poi diventa impossibile governare? Se i ricatti quotidiani di scappati di casa tengono in ostaggio il progetto? Il futuro si decide adesso

Non sempre la somma fa il totale, come ci ha insegnato il grande Totò. Non serve candidare la qualunque perché il risultato possa dirsi soddisfacente. Fare incetta di liste – e listini – affinché il proprio proposito politico attecchisca, risulti vincente. La quantità slegata dalla qualità conduce in un vicolo cieco: snatura il progetto, mercifica i programmi. Tutti candidati, nessun candidato alla fine. La corsa per conseguire un seggio, nel futuro Consiglio comunale di Taranto, sembra somigliare ad una Samarcanda del presenzialismo fine a se stesso. Ad un mercato asiatico privo delle più elementari norme igieniche. Manifesti le tue generalità, celi il pensiero. Abbondano le maschere, scarseggiano i volti. Non selezioni i migliori, non forgi una classe dirigente nuova, se queste sono le premesse. Se impresentabili bisogna presentarli comunque: costi quel che costi. In barba alla decenza; in spregio al buon senso. Se facce da foto segnaletiche, e rotocalchi di cronaca, istituzionalizzano la comunicazione pubblica.

Dove sono i partiti, verrebbe da chiedersi? Qual è la loro residuale funzione in una democrazia che sembra prediligere i “mi piace” al consenso reale. Il selfie-made man all’uomo fattosi da sé. La precedente legislatura, e quelle precedenti alla precedente, non hanno insegnato niente a quanto pare. Puoi anche vincere, affermarti, ma serve a poco se l’esercizio quotidiano del governo diviene proibitivo. Inaccessibile. Se i ricatti d’improvvisati, perdigiorno con la fissa della ribalta, scambiano il Comune in un rivisitato Ufficio di Collocamento. Per se stessi; per i propri amici-elettori.

Taranto meriterebbe altro. Una postura civica, un approccio comportamentale, uno stile istituzionale in linea con la sua storia millenaria. Con il suo status di seconda città più popolosa della Regione. Con il suo culto spartano, spesso equivocato: molto slogan, molto merchandising, poca ricerca di un’identità non sbeffeggiata. Con il suo peso di città industriale, colpita dai dazi sull’acciaio prima che di dazi s’iniziasse a parlare, cerniera lampo che chiude il passato e schiude il futuro. Tocca citare ancora una volta, forse, il più grande filosofo vivente: Byung-Chul Han: “Noi produciamo noi stessi, ci spiamo a vicenda anziché, dimenticando noi stessi, donarci ascolto e restare in ascolto l’uno dell’altro”. La micragna elettorale.

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