sabato 26 Aprile 25

L’olio di “pesce sciorge”

L’olio che guarirebbe ulcere ed emorroidi, che cicatrizza ferite, unguento per donne alla prima notte di nozze, l’olio mediterraneo della tradizione e del folclore, andrebbe fatto bere ai rappresentanti politici ed economici, agli operatori dell’informazione, a tutti coloro che occupano ruoli senza l’esercizio della responsabilità. Tiriamoci fuori dalla fogna nella quale ci siamo cacciati

C’è olio per tutti i gusti (e insalate). L’olio d’oliva mediterraneo, italiano, vanto salutista rispetto al burro e ai grassi francesi. L’olio santo, piccante, afrodisiaco, riposto nelle credenze della nostra tradizione culinaria. L’olio per il corpo, quello dei centri benessere dove messaggi mentre ti massaggiano: mens (in)sana in corpore sano. L’olio di ricino, progenitore dei moderni lassativi, dei Confetti Falqui propinatici dalla farmacologia, e terrore manifesto di grandi e piccini ai quali venivano diagnosticati problemi allo stomaco. L’olio del motore da controllare – e far controllare – se non si volesse rimanere con l’auto in panne. L’olio delle lampade, della luce fioca, e degli amori consumati in penombra. L’acqua e l’olio che mal si sposano; e mai si coniugheranno: soluto e solvente di una soluzione vanamente ricercata. Esiste, poi, la macchia d’olio. Il filar liscio come l’olio. L’olio di gomito. L’olio sul fuoco. Ci sono le risate e la recitazione in bianco e nero di Stanlio e Ollio. L’Ollio (Oliver Hardy, il vero nome dell’attore americano) che, nel corso di una memorabile intervista rilasciata a John McCade, dichiarò: “C’è sempre uno stupido al quale non accade mai niente, e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa”.

E c’è l’olio dei tarantini, l’olio di “Pesce Sciorge”. Del pesce sorcio. L‘olio ricavato dal fegato di strani pesci, con la coda lunga e sottile, con un corpo che s’ingrossa nella parte anteriore, un topo per l’appunto, che guarirebbe ferite, emorroidi e ulcere. Dote nuziale, unguento, per la prima notte di nozze quando le nozze contemplavano ancora una prima notte. L’olio che andrebbe fatto bere a Palazzo di Città, portato negli enti economici, nelle associazioni di categoria, nelle redazioni dei giornali, perché lenisca – e ripari – i mali di una realtà urbana sempre più popolata da topi invidiosi gli uni degli altri. Emblemi della Taranto infognata nella sua stessa mediocrità, dalla memoria mendace, familisticamente amorale. A digiuno di etica e scoperta dalla parte del progetto. Chissà se l’olio della nostra tradizione mediterranea riuscirebbe nel miracolo? Bisogna aver fegato per ingurgitarlo. Coraggio iniziale, slancio non consueto. Consci dell’insegnamento che la verità, come l’olio, viene sempre a galla. E in una nave che affonda, come avrebbe detto Majakovskij, gl’intellettuali sono i primi a fuggire subito dopo i topi e molto prima delle puttane. Il nostro olio di pesce sciorge.

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