De Palma, Maiorano: Taranto conosce a malapena i propri parlamentari. Una prassi poco onorevole. Alla fine la provincia conta più della città capoluogo. Unico caso in Italia
Due parlamentari tarantini che a Taranto conoscono in pochi. Uno di Forza Italia (Vito De Palma); l’altro di Fratelli d’Italia (Giovanni Maiorano). Uno di Ginosa; l’altro di Maruggio. Due onorevoli della Repubblica espressione della provincia che, unico caso in Italia, stacca largamente la città capoluogo. Nella rappresentanza politica, negli equilibri istituzionali, nel peso economico delle scelte operate. Come dice spesso lo scrittore Cosimo Argentina, “Taranto non è in Puglia, ma a Taranto”. La sua definizione, usurata dal tempo, un tantino logora, andrebbe rettificata: Taranto non è in Puglia, ma rischia di non essere più neanche a Taranto. Come le città-stato dell’antichità, il capoluogo jonico inizia e termina entro la propria cinta urbana. Non al di là, ma al di qua dei suoi confini giurisdizionali.
Per questa ragione andava compiuta – e andrebbe riproposta – la battaglia parlamentare per spuntare, a queste latitudini, lo status di “città metropolitana”. Perché le province inventate come la nostra, per benevola intercessione di Benito Mussolini a fronte dell’alto prezzo pagato da Taranto nel corso del secondo conflitto bellico, esistono sulla carta, nelle mappe geografiche, senza lambire in profondità i popoli. Senza definirne una compiuta identità collettiva. Frapponendo uno iato tra storia e politica. I De Palma e i Maiorano, onorevoli, e onorevole persone, onorevole eccellenza come cantava Rino Gaetano, sono anche il risultato di questo sfilacciamento tra Taranto e i comuni del suo circondario. Nonostante la città copra, con i suoi quasi 200 mila abitanti, quasi la metà dell’intera popolazione provinciale.
S’incide poco alla fine perché l’auspicato protagonismo si è ridotto, trasformato in un’ospitata in casa propria. In una periferica centralità. Se non conosci – e non si fanno conoscere – i parlamentari del proprio collegio elettorale, la colpa non è di nessuno e di molte cose considerate assieme. Elette creature.