Che grande amministratore Laura Castelletti. Una vera riformista, una donna pragmatica e diretta. Melucci e la sua giunta, con annesso Consiglio comunale, facessero un viaggio studio nella città lombarda di alcuni mesi. Appunti per una politica meno votata alla commedia teatrale
Quanto è fortunata Brescia ad avere un sindaco riformista, un amministratore pragmatico e diretto. Lontano dai radicalismi e lo straparlare idiota di destra e sinistra. Leggere l’intervista rilasciata al Foglio qualche giorno fa da Laura Castelletti è stato un balsamo per le anime belle (e non solo quelle) del nostro tafazzismo politico. Mai un concetto di troppo, nessuna genuflessione alle sirene populiste, il ragionamento al posto degli slogan anodini, la visione brianzola come sintesi avanzata di una comunità di progetto. Con il termovalorizzatore riscaldiamo la città avendo le tariffe più basse d’Italia. Con la cittadella dell’innovazione, fatta costruire di recente, Brescia è tra le prime realtà europee per il lancio di start-up giovanili. Sul Pnrr non sprecheremo neanche un centesimo, abbiamo dotato le nostre strutture amministrative di convenzioni con le università e gli ordini professionali perché i progetti fossero scritte per bene e nei tempi stabiliti. I bresciani senza lavoro non superano la soglia del 5%. Quanto servirebbe avere una così per ogni municipalità italiana. E quando sarebbe utile annoverare un sindaco che ragioni – e operi – in questo modo anche a Taranto: la città dei commissariamenti intervenuti per manifesta incapacità del proprio ceto politico. Il luogo della nazione dove si paga la più alta percentuale della Tari e le rette per gli asili nido possono permettersele soltanto ricchi e facoltosi. La realtà con una municipalizzata in default che mostra di non aver letto l’intervista che, Enrico Berlinguer concesse ad Eugenio Scalfari sulla perniciosa avanzata della questione morale nel nostro Paese, più di un quarto di secolo fa. Con un Consiglio comunale che studia le pratiche trasformistiche, le aggregazioni posticce di un potere nudo e autoreferenziale dopo le firme raccolta nella scorsa legislatura dinanzi ad un notaio. E l’ex Ilva trattata in modo ambivalente, senza affondare mai definitivamente le scelte ultime, con un colpo al cerchio e uno alla botte a ricordarci la nostra imperitura vocazione alla teatralità, la nostra cifra da commedianti di quart’ordine. La nuova Aia di Acciaierie d’Italia grida vendetta, lancia un attacco durissimo alla già cagionevole salute dei tarantini. Condanna il capoluogo jonico, per gli anni a venire, ad un modello di sviluppo novecentesco, a cicli produttivi con tanto carbone e pochissimo idrogeno. Altro che transizione ecologica, visite con colazione al sacco di commissari e vicecommissari europei, festival sulla sostenibilità che costano tanto, portano molti sponsor e producono niente. Laura Castelletti non ha bisogno che qualcuno l’accompagni da Renzi per cercare d’ipotizzare il proprio futuro. Ai complimenti ricevuti da Ella, Elly Schlein, subito dopo la sua elezione a sindaco di Brescia avvenuta al primo turno, ha risposto da par suo. Sono un donna di sinistra senza alcuna tessera di partito in tasca, quindi giù le mani dalla corsa a prendersi meriti che non ci sono da parte di altri. I riformisti veri ragionano cosi, in maniera assai diversa, diametralmente opposta, da chi tira a campare. Quanto è lontana Brescia da Taranto. Purtroppo per noi…