mercoledì 5 Febbraio 25

Tutti gli uomini del presidente

L’ora delle scelte è adesso, chi vuole avere ancora un futuro politico in questa città deve abbandonare Melucci al suo destino. Accompagnarlo per mano alla porta d’uscita. In caso contrario, i tarantini non opereranno alcuna differenza tra l’uno e gli altri. E’ bene che si sappia

Quando questa penosa – e paradossale – vicenda sarà finita non verranno operate differenze tra l’uno e gli altri. Tutto risulterà equiparato nell’immaginario collettivo. Tutto – e tutti – si riveleranno uguali agli occhi della gente. Le diverse metà di un intero identico e auto-replicante. Melucci ha un presente politico anonimo; e, un futuro, inesistente. La sua prospettiva è l’assenza di un orizzonte da caldeggiare. Chi lo attornia, chi lo sostiene disapprovandolo nei colloqui privati, gli assessori che siedono in giunta, gli amministratori di partecipate dalla scarsa partecipazione, il codazzo di professionisti e imprese che tengono pur famiglia, la politica regionale che se ne sta stranamente in silenzio nonostante lo scempio che si consuma di giorno in giorno nella seconda città pugliese, porterà lo stigma di aver conservato un’esperienza amministrativa già espulsa dalla storia.

I tarantini non perdoneranno Melucci; e non perdoneranno chi vive, mantenendolo in vita, al suo fianco. Quanti esplicitamente, quanti nell’ombra, non osano distanziarsene. Il tempo d’azione – o d’inerzia – in casi come questi non è una variabile indipendente, incide in profondità, cambia i destini, ridisegna i giudizi. E’ bene che lo si sappia. I furbi, le volpi di craxiana memoria, presto o tardi finiscono con l’essere catturate e impellicciate. Troppi giochi, troppe dichiarazioni rese e subito dopo smentite dai fatti, troppo riunione con questa e quella segreteria regionale per cercare rassicurazioni senza offrire alcuna certa garanzia, troppe chiacchiere e distintivo.

Il popolo, nonostante le difficoltà crescenti incontrate dal nobile sostantivo al giorno d’oggi, non ne può più. I problemi reali sono lontani dalle liturgie di Palazzo. Da una politica che, smessi gli abiti degli ideali, esce ogni giorni di casa indossando il vestito dell’ufficio di collocamento. Del cazzeggio parolaio. Melucci e i suoi sodali: l’ora per smarcarsi è adesso. Chi lo abbandona si salva, tutti gli altri porteranno sulle proprie spalle la croce di una delle stagioni politiche più buie della nostra storia contemporanea.

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