venerdì 18 Ottobre 24

Un presidente, c’è solo un presidente

C’è sempre una diciassettesima ora nella storia di Taranto. Una numerologia che sconfina nella cabala. Un Luca Abete che striscia la notizia, un Luigi Abbate che striscia le istituzioni. Brevi appunti, appresi all’Università studiando le teorie di Giovanni Sartori, sul funzionamento di una democrazia liberale. Sfiduciare organi terzi, di garanzia, è cosa assai più complessa che modificare uno statuto comunale

La diciassettesima firma che alla fine non venne raccolta dal notaio, salvò il sindaco di Taranto. La diciassettesima firma che andrà depositata in Consiglio comunale, sfiducerà con molta probabilità il presidente dell’assemblea legislativa. Luca Abete striscia la notizia, Luigi Abbate striscia le istituzioni. E potrebbe scivolare, in appena due anni, dai banchi dell’opposizione allo scranno più altro della massima assiste cittadina. Dalla “Taranto senza Ilva”, nome dato alla lista civica che gli aprì le porte di Palazzo di Città, ad una Taranto purchessia. L’essenza del ragionamento è tutta qui. Risiede nella numerologia. In una fredda conta. Negli Statuti che si cambiano, perché nulla cambi come c’insegnò Tomasi di Lampedusa. Chi ha studiato Giurisprudenza all’Università, ma è digiuno dei principi e delle prassi proprie delle Scienze Politiche, ignora il perché sfiduciare il presidente di un’Aula legislativa è cosa assai più complessa che sfiduciare un sindaco in una democrazia liberale. Il primo è organo di garanzia, espressione di terzietà; il secondo è figura di parte. Della metà campo, cioè, che lo ha espresso. Per sfiduciare il primo necessitano maggioranze qualificate; per mandare a casa il secondo potrebbero bastare maggioranze semplice. E’ facile da capire, crediamo. Anche per quanti in vita loro non avessero mai avuto tra le mani un testo di Giovanni Sartori. Ma la cabala è cabala. E’ dura a morire, resistente al pensiero. Attraversa la scienza non contemplando alcuna coscienza.

In un modo e nell’altro sempre a diciassette bisogna tornare. La diciassettesima ora, l’ora del Gesù coronato di spine, condannato a morte, l’Ecce homo della nostra cristianità, declassato a disputa per una poltrona ben remunerata da occupare. Salvare Melucci, affossare Bitetti per prenderne il posto. Tutto torna. Tutto è chiaro adesso (anche prima, a voler essere sinceri). Tutto s’iscrive in uno schema progettato per tempo; e per bene. Ecco l’uomo, avrebbe pronunziato Ponzio Pilato.

 

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