Leggere Amin Maalouf per capire come l’Occidente, l’Oriente, l’Europa, gli Stati Uniti, la destra, la sinistra, abbiano sbagliato un calcio di rigore a porta vuota. Smarriti la libertà e il progresso, siamo lanciati a tutta velocità sul percorso opposto
Naufraga la civiltà che smette di pensarsi come tale. Procede adagio – e in maniera inesorabile – il naufragio degli umani. Comincia a levante, prosegue a ponente, facendo tabula rasa di tutto ciò che attraversa nel bel mezzo del suo cammino. Girovagando a metà strada tra i due poli eretti a punti cardinali. Amin Maalouf, originale (e forbito) scrittore libanese, cultore di un pensiero meridiano che da Albert Camus arriva a Franco Cassano, che nutre l’Occidente di Oriente e viceversa, che aiuta a considerare le identità come l’esatto contrario di recinti tribali costruiti tra sé e tutti gli altri, prende di mira la storia. La grande mentitrice rivelatrice. “Per la prima volta – sottolinea – abbiamo i mezzi per condurre la specie umana verso un’era di libertà, di progresso, di solidarietà e opulenza; ed eccoci qui, invece, lanciati a tutta velocità sul percorso opposto”. A digiuno di futuro, esitanti sul sogno, l’Occidente si è consegnato mani e piedi ad un edonismo capitalista. L’Oriente, invece, in maniera uguale e diversa, si è affidato all’integralismo religioso. In ambedue i casi ad aver fallito è la politica, la tensione verso il progresso, la suggestione di grandi riforme non padroneggiate da rivoluzioni conservatrici.
L’Europa avrebbe potuto evitare il naufragio, se solo avesse fatto ammenda degli errori – e orrori – della Seconda Guerra mondiale. Recitato un ruolo genitoriale mediante l’elezione di un governo eletto dal popolo, eliminando il vincolo delle decisioni assunte all’unanimità. Pensato apposto per non decidere, con l’immobilismo delle istituzioni soverchiante rispetto al dinamismo delle scelte. “Popolazioni con una lunga pratica democratica – argomenta Maalouf – non possono riconoscersi in governanti che non hanno ricevuto il sigillo del voto popolare”. La destra si è intestata la battaglia per la valorizzazione delle piccole patrie, delle identità posticce da preservare e tramandare, della paura dei propri confini da esorcizzare; la sinistra, smarrito il terzomondismo, ha ripiegato sulle identità delle minoranze. Così facendo, sia l’una che l’altra si sono perse il treno in partenza sul binario dell’avvenire. E smarrito il biglietto in grado di far guadagnare la vista ad un’idea complessiva di società. Il Libano osservatorio terzo, neutrale, di un Oriente ribollente di fanatismi e fraintendimenti, non poteva non dare i natali ad Amin Maalouf. Giornalista curioso, poeta intransigente, scrittore visionario. Naufrago tra i naufraghi. Alla ricerca, anch’egli, di un porto. Dove poter approdare, congiungendo il levante dell’anima con il ponente dell’intelletto.