Il Tribunale del Riesame jonico respinge la tesi dell’avvocato della difesa. Il direttore, lo ricordiamo, aveva posizionato nel bagno delle colleghe, una telecamera
Nessuna retrocessione. Sulla vicenda dell’ex direttore dell’Ufficio Postale si è espresso nella giornata di ieri, il Tribunale del Riesame di Taranto confermando gli arresti domiciliari e rigettando il ricorso presentato dall’avvocato Luigi Semeraro, difensore dell’indagato. La Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo a firma di Francesco Casula precisa che la decisione è stata assunta dal “collegio, presieduto dal giudice Patrizia Todisco, che ha confermato la misura cautelare predisposta dal gip Maccagnano su richiesta del pubblico ministero Mariano Buccoliero, a coordinamento delle indagini dei finanzieri”.
A dir poco singolari le ragioni addotte dall’avvocato della difesa nel tentativo di giustificare l’operato del suo assistito. “Lo scopo del direttore non era affatto quello di carpire immagini ‘hot’ delle donne, – precisa l’articolo – ma che dopo un poderoso calo lavorativo all’interno dell’Ufficio Postale, l’indagato avrebbe convocato le dipendenti per ‘spronarle’, ma aveva avuto la sensazione che alcune di esse parlassero a sua insaputa contro di lui. Per il difensore, quella situazione avrebbe determinato uno stress psico fisico al direttore che ha definito ‘notoriamente ligio al proprio lavoro'”.
Tesi che lo stesso collegio non ha evidentemente ritenuto sufficienti.