giovedì 21 Novembre 24

Ex Ilva, Melucci: “Tutela salute e ambiente spinta definitiva alla transizione giusta di Taranto”

“Alla nuova proprietà si chiede questo”

“È necessario ribadire che qui gli elementi dirimenti sono l’ambiente e la salute dei cittadini. A Taranto non si tratta da tempo di una semplice vertenza industriale. Certo, l’occupazione è importante, ma questa non può condizionare la scelta finale, il destino di un territorio. Essa non può essere più il parametro prevalente. È un principio finanche stabilito dalla Carta costituzionale. Sappiamo tutti a quali disastri siamo stati condotti, per non tenere al centro la tematica dell’acciaio verde, della valutazione di impatto sanitario. Errori che in nessun caso consentiremo si ripetano, costi quel che costi in termini di produzione e sue implicazioni.”

Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha esordito in questo modo nel corso del suo intervento al tavolo istituzionale tenuto nel pomeriggio di venerdì scorso presso la Prefettura, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dei commissari in A.S. di Acciaierie d’Italia e Ilva, dei parlamentari ionici e del presidente e consiglieri della Regione Puglia. Seguendo con attenzione le fasi che sanciranno il passaggio dell’azienda a nuovi investitori, il primo cittadino del capoluogo ha inteso tracciare qual è la linea da seguire a tutela della comunità tarantina, soprattutto in vista del 2030, quando l’area a caldo dello stabilimento deve cessare di marciare, dando il via ad un nuovo modo di produrre l’acciaio.

“Noi siamo disposti a capire tutto -ha dichiarato il sindaco Melucci avanzando ai commissari di AdI in A.S. una precisa richiesta- non vogliamo spaventare gli investitori, non vogliamo compromettere il piano industriale, ma in cambio vogliamo sapere quando per gli altiforni sarà il ‘giorno zero’. La decarbonizzazione completa dell’impianto non potrà definirsi come una mera premialità in termini di valutazione dell’offerta. Il processo di decarbonizzazione è una strategia imposta delle politiche europee, è condizione essenziale per poter accedere a quelle leve finanziarie pubbliche in grado di garantire una effettiva riconversione, bonifica e riqualificazione del territorio ionico, persino per il reskilling delle maestranze in esubero. – Si legge nella nota – Non ci può essere una ripresa serena delle attività dello stabilimento siderurgico e delle relazioni senza indennizzare, proteggere e sostenere una intera comunità, che per troppo tempo ha subito gli effetti di una industrializzazione disumana.

Due differenti sentenze della Corte Europea hanno sanzionato il Paese proprio perché la produzione dell’ex Ilva ha compromesso il diritto alla salute di un intero territorio. Noi ci siamo presi una grande responsabilità attendendo il 2030 per vedere finalmente chiusa l’area a caldo della fabbrica, ma questa comunità deve avere maggiori garanzie e chiarezza circa gli intendimenti e le intenzioni reali degli investitori, chiunque essi risultino a valle della gara internazionale. – Afferma il primo cittadino ionico – La cessione degli impianti siderurgici non può essere trattata alla stregua di qualsiasi altra operazione di vendita. Nel territorio tarantino si sta giocando una importante partita per la transizione giusta ed è per questo che alla comunità non serve soltanto sapere che la produzione proseguirà, ma anche conoscere verso quale modello di sviluppo si sta andando incontro.

Ci è stata chiesta collaborazione -ha proseguito il sindaco rivolgendosi ai commissari in A.S.- e noi siamo pronti a darla, ma se questo significa poter generare da parte vostra incertezze sui tempi della chiusura delle fonti inquinanti, allora non ci siamo. È  giusto che chi viene a rilevare lo stabilimento deve sapere che deve decarbonizzare completamente. E basta. Non sono consentite scorciatoie o simulazioni. Deve sapere che non è una vertenza solo sindacale, solo industriale. Il lavoro è importante, ma la città non può più rimandare rispetto alle sue legittime istanze. – Prosegue la nota – La salute ed un modello economico finalmente sostenibile vengono prima di ogni cosa. Se l’impianto è strategico per il territorio e il Paese, bisognerà fare i conti con la sofferenza di una comunità estremamente ferita, disillusa. Deve esserci con certezza, quindi, il giorno zero degli altiforni.

Ribadisco siamo disponibili a negoziare con sacrificio una soluzione solo se sarà chiaro che non ci sono altre strade senza l’accordo di programma, o altri strumenti giuridici paragonabili, in grado di intervenire, attraverso la sinergia tra soggetti istituzionali, enti territoriali ed operatore economico, sui processi di riconversione e bonifica delle aree coinvolte. – Conclude Melucci – Noi lo diciamo dal principio, quando venivamo presi per matti, ora per fortuna lo confermano giudici, Unione Europea e persino il mercato: c’è un solo modo per continuare a produrre acciaio ed evitare una catastrofe peggiore di Bagnoli, una Ilva decarbonizzata, ridimensionata, ammodernata e meglio integrata con le sorti della città e del porto. Ma bisogna fate in fretta e non coltivare altre incertezze, nemmeno nel linguaggio della gara in preparazione.”

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