Più che un commissario ci vorrebbe un supereroe della Marvel per rimediare ai disastri inoperosi di una certa politica che dimora nel Palazzo. La resa di Melucci, l’impegno eroico del “non tarantino” Ferrarese. E quella definizione indovinatissima di Norman Mailer
Troppo il tempo perso inutilmente. Incomprensibile l’approccio seguito sin qui dalla politica che dimora nel Palazzo. L’inerzia parolaia – e l’atteggio dilettantistico – hanno celato negli ultimi trentasei mesi un pauroso vuoto programmatico. I Giochi del Mediterraneo sono fortemente a rischio. Potrebbero saltare, essere dirottati altrove, nonostante il commissario.
A poco più di due anni dall’avvio del maggiore evento sportivo della nostra storia contemporanea, brancoliamo nel buio. Litighiamo di proposito perché si sposti l’attenzione in un altrove possibile. Mischiamo le carte del mazzo sperando che ci sia ancora qualcuno disposto a non credere nel bluff. Non abbiamo progetti che siano realmente tali neanche se chiedessimo l’intercessione del divino. Ci vorrebbe un supereroe della Marvel più che un commissario governativo per salvare una situazione complicata, raddrizzare una nave alla deriva, offrire cure ad un malato in condizioni gravissime. Un Capitan America e un Iron Man confluiti nella stessa persona, se fosse possibile. Ferrarese ha dinanzi a sé un’impresa titanica: organizzare i Giochi in appena due anni invece che nei sei previsti, utilizzando alla fine soltanto 1/3 del tempo assegnato in origine. Ripartire da zero non potendo contare neanche sull’uno.
L’incontro che si terrà nella giornata di domani tra il commissario e il sindaco di Taranto segna la resa di Melucci, il definitivo passo indietro di chi aveva l’oro tra le mani e si ritrova a rovistare nell’insignificanza della propria condotta. L’ammissione, insomma, da parte del primo cittadino jonico di una responsabilità che nonostante la propaganda, e le veline rilanciate da certa stampa, non potrà più essere sottaciuta. Puoi fingere quando vuoi, prendertela con gli altri, accampare scuse, ma la verità prima o poi s’incaricherà di diradare la nebbia circostante e rivelare i fatti per quelli che sono. Anche per i più riottosi. A Ferarrese che sta facendo il possibile e anche l’impossibile, bisognerà dire grazie comunque. Se ancora coltiviamo la speranza che i Giochi possano tenersi a Taranto lo dobbiamo a lui. Serviva nominare prima – molto prima – un “non tarantino”, sempre che questa espressione significhi ancora qualcosa agli albori di un nuova epoca, perché si ponesse rimedio ai disastri posti in essere dai tarantini.
Qualora si dovesse mancare l’appuntamento di giugno 2026, e noi ci batteremo per quel che possiamo perché questa evenienza non si verifichi, Melucci e la sua giunta passerebbero alla storia come la peggiore compagine governativa di sempre. Peggiore persino di quella che decretò il dissesto finanziario al comune di Taranto. Norman Mailer diceva a proposito di protagonisti improvvisati di certa politica: “La loro voce era roca come il germe stesso del pensiero”. Che possa significare qualcosa anche per il nostro anestetizzato tempo presente?